Lavoro, il Colle non firma: "Maggiori garanzie"

Rinviato alle Camere il ddl lavoro che contiene la norma sull’arbitrato invitando a rivedere gli articoli 31 e 20 sulla tutela del lavoro: "Testo eterogeneo". Sacconi: "Terremo conto dei rilievi"

Lavoro, il Colle non firma: "Maggiori garanzie"

Roma - Stop del Quirinale al ddl lavoro: "Servono più equilibrio e maggiori garanzie". Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non ha firmato il testo che contiene la norma sull’arbitrato, ma lo ha rinviato alle Camere. Come si legge in una nota diramata dal Colle, il capo dello Stato ha chiesto alle Camere una nuova deliberazione a causa della "estrema eterogeneità della legge". Ma precisa che non si fa riferimento all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, poichè le questioni sollevate riguardano la necessità di più ampi adeguamenti normativi che vanno ben al di là di quel tema specifico.

Napolitano blocca il ddl Napolitano ha chiesto alle Camere una nuova deliberazione a causa della "estrema eterogeneità della legge e in particolare dalla complessità e problematicità di alcune disposizioni, con specifico riguardo agli articoli 31 e 20 che disciplinano temi, attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale". Per questo motivo, il presidente della Repubblica ha ritenuto "opportuno un ulteriore approfondimento da parte delle Camere" affinché "gli apprezzabili intenti riformatori che traspaiono dal provvedimento possano realizzarsi nel quadro di precise garanzie e di un più chiaro e definito equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale".

La norma "contestata" Una delle due norme del ddl lavoro al centro dei rilievi del Quirinale riguarda la nuova procedura di conciliazione e arbitrato che di fatto incide sulle norme dell’articolo 18 relative al licenziamento. In particolare l’articolo indicato nel comunicato del Quirinale prevede che già nel contratto di assunzione, in deroga dai contratti collettivi, si possa stabilire che in caso di contrasto le parti si affidino ad un arbitrato. Il timore, che era stato avanzato dai sindacati e dall’opposizione, è che al momento dell’ assunzione il lavoratore accetti la via dell'arbitrato che lo garantisce di meno rispetto al contratto che prevede l’articolo 18 che tutela chi è licenziato senza giusta causa. L’altro articolo sul quale il Quirinale ha mosso rilievi è il 20, che esclude dalle norme del 1955 sulla sicurezza del lavoro il personale a bordo dei navigli di Stato.

Il governo: "Ne terremo conto" Il governo terrà conto dei rilievi del Quirinale", ha spiegato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ai microfoni del Tg1. "Il capo dello Stato chiede un ulteriore approfondimento da parte del parlamento, che ci sarà. Il governo proporrà alcune modifiche che mantengano in ogni caso un istituto (arbitrato, ndr) che lo stesso presidente della Repubblica ha apprezzato". "È nel suo potere rimandare alle Camere, non ho nulla da eccepire, naturalmente", ha detto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, parlando di "problema dei cosiddetti decreti omnibus che nascono su un argomento e poi si arricchiscono di argomenti che c’entrano poco o nulla con il tema". Su questo il presidente della Repubblica ha sempre mostrato una grande sensibilità e una grande attenzione, come sulle questioni di copertura effettiva dei provvedimenti".

Di Pietro: bene ruolo di garante "Finalmente il presidente della repubblica batte un colpo e rimanda alle camere la legge che voleva modificare, anzi svuotare lo statuto dei lavoratori.

Ne siamo contenti perchè l’italia dei valori è stato l’unico partito che, a suo tempo, si era permesso di pregare il presidente della repubblica di non firmare il provvedimento ma di rinviarlo alle camere". Lo afferma in una nota il presidente dell’Idv, Antonio di Pietro.

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