«Lavoro e infrastrutture le priorità della Provincia»

La Torino della memoria, Antonio Saitta la racconta ricordando le grandi epocalità industriali, le trasformazioni che hanno bisogno dei secoli, ma che qui spesso sono arrivate repentinamente, come improvvisi cataclismi e che, in poco più di 10 anni, hanno cambiato il volto a una città e a una provincia trasformandola in una fucina di turismo e di iniziative imprenditoriali, di contenitori d'arte e grandi trasformazioni architettoniche. From Concept to Car, per portare all´estero l’eccellenza nell’auto. Think up nell’Ict, Torino Piemonte Aerospace e Piemonte InContract rivolto alla grande edilizia, iniziative lodevoli della Camera di commercio di Torino che hanno segnato nuove rotte con ampi piani di internazionalizzazione.
Progetti che hanno dimostrato di essere una strada efficace nella promozione dei comparti piemontesi sui mercati esteri: dal 2003 al 2009 From Concept to Car ha visto 65 contratti siglati per oltre 40 milioni di euro; 30 quelli conclusi da aziende Think Up dal 2007 al 2009, per circa 2,5 milioni e 6 da società di Torino Piemonte Aerospace, per circa 11 milioni. Sono numeri importanti, che incoraggiano a proseguire il cammino intrapreso, attraverso anche l’ideazione di nuovi progetti dedicati ai settori ambiente, nanotech e biotech, oltre al progetto Contract (forniture per grandi progetti - hotel e complessi residenziali (www.piemonteincontract.com ) già avviato a livello regionale.
«L’impegno dell’Amministrazione provinciale - spiega Saitta, da poco riconfermato nel suo mandato - vuole sfruttare tutte le peculiarità di un territorio ricco di storia, tradizioni, commerci e alta specializzazione industriale. Abbiamo 315 Comuni che fanno parte della Provincia, quarta per numero di abitanti, a grande vocazione turistica e agroalimetare, realtà su cui puntare per il rilancio del territorio. Ma l’impegno più importante della mia amministrazione sarà quello delle grandi infrastrutture, soprattutto stradali, come la Tangenziale Est, la Tav, tutto il tracciato di corso Marche, dove si spingerà la Torino futura. Si tratta di grandi riordinamenti urbanistici che porteranno ricchezza e investimenti sul territorio. Un dato significato dell’importanza di investire sul territorio è rappresentato dagli impieghi fino a oggi stanziati dalla Provincia e che toccheranno i 100 milioni. Ci sono poi vaste progettualità sul Canavese, sulle iniziative di realizzazione di nuove imprese, sulla formazione dei giovani e sull’orientamento al lavoro. Poi, le recenti iniziative che abbiamo adottato per pagare le aziende che lavorano per la Provincia, che si farà garante dei “crediti pro soluto” in modo che rivolgendosi alle banche convenzionate, queste potranno anticipare i pagamenti. Ancora, la trasformazione delle modalità a base di gara non più sul “massimo ribasso”, ma sulla “media mediata”».
Un patto di stabilità regionale per rimuovere almeno in parte i vincoli che gravano sulle Province, soprattutto relativi alle spese di investimento per lo sviluppo delle infrastrutture e del territorio: è la prima richiesta che il presidente Saitta ha rivolto ai vertici della Regione Piemonte appena insediati. Un dossier sintetizzato in venti punti per chiedere al neo governatore del Piemonte, Roberto Cota, la certezza nei trasferimenti e l’applicazione di un reale federalismo piemontese.
Che cosa vi aspettate allora?
«La Regione - dice Saitta - costituisce da oltre 10 anni un esempio virtuoso sulla strada del federalismo e del decentramento istituzionale per la vastità delle materie trasferite alle Province. Su 34 materie complessivamente trasferite, ben 27 ci assegnano compiti, e questo processo ha rinnovato e riconosciuto il nostro ruolo e la nostra funzione. Ora, in coerenza con la legge delega sul federalismo fiscale e il nuovo disegno di legge sulle autonomie, ci aspettiamo che la Regione Piemonte si concentri sulla sua funzione legislativa delegando al livello territoriale, Provincia e Comuni, il governo di area vasta e quello di prossimità».
Lei ha la responsabilità di una Provincia ricca e fattiva, dove il lavoro di coordinamento trai 315 comuni richiede un forte impegno?
«Per questo sono riuscito a mettere tutti intorno a un tavolo con un Piano territoriale di coordinamento. In pratica un nuovo strumento urbanistico che ha visto la firma di un accordo per limitare le aree di costruibilità e per un riordino del già esistente in vista di uno sfruttamento paesaggistico e turistico del nostro territorio. Oggi occorre cambiare modelli che per troppi anni hanno devastato intere zone di grande valore».


Quindi?
«Occorre rivedere i paradigmi che fino a oggi hanno portato a questo sviluppo incontrollato pari all’intera area urbana di Torino, che ha invaso colline e pianure. È evidente che le aree libere non vanno più toccate e questo i Comuni lo hanno capito».

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