Il lavoro? I laureati in statistica lo trovano in una settimana

Mettete da parte pessimismo e luoghi comuni e ritrovate un po’ di fiducia leggendo questi dati. Bastano sette giorni per ottenere un posto di lavoro, un mese o due nel peggiore dei casi, e per i più brillanti l’attesa è pari a zero. Di cosa stiamo parlando? Dei laureati alla facoltà di Scienze Statistiche dell’Università Bicocca che vengono impiegati a tempo di record. Dove i telefoni dei ragazzi iniziano a squillare ancor prima di aver ottenuto il titolo di «dottore» e dove la quasi totalità degli stage si trasforma in vere e proprie assunzioni, di tutto rispetto visto che per moltissimi si tratta di contratti a tempo indeterminato con un primo stipendio da 1.200/1.300 euro al mese.
«Tra le facoltà, Scienze Statistiche è quella che offre maggiori opportunità professionali e mette i giovani nelle condizioni di avere un impiego in tempi molto rapidi: ci sono studenti che hanno proposte di lavoro mentre stanno ancora studiando, altri che lo trovano in una settimana o al massimo in qualche mese», spiega Donata Marasini, preside alla Bicocca della facoltà di Scienze Statistiche. Dieci anni di attività festeggiati l’anno scorso, due corsi di laurea triennale più due magistrale e 139 matricole nelle lauree triennali e 95 nelle due magistrali (dati 2008) ed una caratteristica in particolare: la grande sinergia tra accademia e mondo del lavoro.
«Il mercato lombardo chiede più statistici di quanti siano disponibili - continua la preside -. Un rapporto della Camera di Commercio di Milano ha stimato per il 2006/07 un eccesso di domanda sull’offerta di statistici del 211% contro quello di ingegneri dell’83%». Come a dire: le richieste e le opportunità di lavoro per i laureati ci sono, ma sono i ragazzi che mancano. Colpa della disinformazione e del fatto che la statistica non è materia di insegnamento nelle scuole tranne che per pochi istituti tecnici e informatici. Mancanza che incide sul numero delle matricole che si iscrivono ogni anno, facendo della Statistica una facoltà di nicchia.
Le ragioni? Eccole: «Se non è una disciplina scolastica, come fanno i giovani a conoscerla? - continua la preside -. Senza contare che il 50% delle persone non sanno nemmeno di cosa si tratti». C’è chi è convinto che questa materia non abbia alcuna attinenza con la realtà e che lo statistico sia solo un compulsivo affastellatore di numeri, grafici e tabelle. Eppure, il capo economista di Google, Hal Varian dice che nei prossimi dieci anni «The sexy job will be statisticians».

«E c’è da credere che sia così: nelle ricerche di mercato non c’è azienda che metta fuori un nuovo prodotto senza prima aver fatto un’indagine statistica. Oppure nella medicina, così come nel campo demografico, in quello ecologico - ambientale e nella giurisprudenza», conclude Donata Marasini sperando che un giorno la sua materia si possa studiare sui banchi di scuola.

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