Andrea Fontana
Per trovare una «cura condivisa» ai problemi del lavoro nel Milanese, imprese e sindacati provano almeno ad andare daccordo sulla diagnosi. Cioè sui dati: occupati o disoccupati, cassintegrati o precari, aziende che assumono o che delocalizzano. Con lintesa siglata ieri, Assolombarda e Cgil, Cisl e Uil uniscono le forze dei rispettivi uffici studi per scattare ogni anno una fotografia della situazione economica e occupazionale nella provincia di Milano. Istantanea sul lavoro e sulle imprese che verrà «impressa» ne «Il lavoro a Milano», uno studio congiunto che dovrebbe vedere la luce a ottobre sotto la cui lente di ingrandimento finiranno le delocalizzazioni, le aree industriali dismesse e le difficoltà di crescita delle piccole e medie imprese.
«Una volta arrivati a unanalisi e a una valutazione comune - spiega Diana Bracco, numero uno di Assolombarda - potremo trovare anche indirizzi dazione che favoriscano lo sviluppo del sistema produttivo milanese». Scelte che secondo tutte le parti sociali dovranno andare nella direzione di una Milano «metropoli dellinnovazione», favorita anche dallAgenzia nazionale dellinnovazione che avrà sede in via Soderini, ma anche dal rapporto tra imprese ed università. «Milano laurea il 13% dei giovani delle università italiane - continua la Bracco -: se vogliamo reggere il passo con i cambiamenti la questione della formazione è fondamentale».
Dalle analisi degli uffici studi, i sindacati si aspettano materiale per discutere di politiche del lavoro con Provincia e Comune e a questo proposito Cgil, Cisl e Uil hanno già chiesto alla Moratti un incontro prima delle vacanze estive.
Se cè aria di scontro tra le parti sociali a livello nazionale, a Milano si tenta la via della concertazione.
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