Lavoro precario: sulla Croce rossa Prodi ci ripensa

Il regalo di Capodanno del premier Romano Prodi non era davvero stato dei più graditi. In pratica una lettera di licenziamento per due dipendenti su tre della Croce rossa milanese, destinati a rimanere a casa dal 31 dicembre. Data in cui scadeva il contratto a termine di 240 lavoratori delle ambulanze che, per giunta, ancora attendono arretrati non versati dal 2001. Non certo un bel biglietto da visita per un governo di centrosinistra che, in un colpo solo, fa a fette lavoratori e servizi sociali. Ieri l’annuncio che, grazie a un escamotage trovato tra le pieghe dell’ultima legge Finanziaria, ci si potrà mettere almeno una pezza. Anche se il risultato non è certo di quelli di cui andar particolarmente fieri. Infatti per lo stesso lavoratore, con lo stesso datore di lavoro e gli stessi incarichi, ci saranno una busta paga più leggera e un maggior costo per la Croce rossa. E un ricorso al tanto deprecato (a sinistra) lavoro precario. Ma nessun’altra soluzione era possibile, spiega il comitato provinciale di Milano, dove quarantotto operatori sono stati assunti con contratti interinali per evitare di lasciarli a casa e, soprattutto, per poter continuare a offrire i servizi di assistenza e urgenza.


Con l’applicazione delle norme per gli Enti Pubblici non economici dell’ultima Finanziaria, che «prevede anche per la Croce Rossa il blocco delle assunzioni e una proroga parziale del personale a tempo determinato - spiega Alberto Bruno, presidente provinciale della Cri -, siamo stati costretti a ricorrere allo strumento di maggiore precarietà: il lavoro interinale». (...)

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