«Quale speranza per il mondo del lavoro, oggi? È facile porre questa domanda, mentre non è facile dare una risposta, almeno che sia chiara e sicura. O, se si preferisce, sembra di dover dire più esplicitamente che sono poche le speranze di fronte ai giovani che a fatica riescono a trovare lavoro, ai disoccupati e a quanti soffrono i disagi dovuti alla diffusa crisi occupazionale».
Larcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, è intervenuto così ieri pomeriggio a Mezza di Somma Lombardo (Varese) alla veglia dei lavoratori alla vigilia del Primo maggio.
Il cardinale ha parlato del lavoro come di «un fondamentale valore per la persona», spiegando però che «non può assorbire tutte le energie della persona. Perché se si fanno sovrani del nostro io profondo il benessere e il guadagno, entrambi si trasformano in una minaccia, anzi in una forza disgregatrice della nostra umanità», perché consumano la relazione sociale, la condivisione, la vita comune nella spasmodica ricerca della competizione e della prevaricazione sugli altri.
«Non cè pace senza sacrifici» ha aggiunto il cardinale, che parlando poi delle possibili politiche da attuare a favore del lavoro ha sostenuto che occorre «elaborare una legislazione che offra garanzie e sviluppo, incoraggi il lavoro, stimoli lintelligenza e loperosità e non permetta che si abbandonino intere generazioni di giovani alla precarietà e tantissime persone di una certa età alla disoccupazione, anche se competenti e capaci. Ne va di mezzo una civiltà di lavoro e di conquiste, se è vero che la dignità si misura anche su questi parametri».
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