Lavoro, Walter non sceglie fra l’innovazione e la Cgil

Ma Veltroni è abile. Guai a sottovalutarlo, anche perché vi sono delle lobby molto potenti e agguerrite che lo appoggiano, lo prendono in parola e ne accreditano il «nuovismo» di stampo mediatico. Anche Silvio Berlusconi farebbe bene a preoccuparsi, perché Walter è il politico italiano che gli somiglia di più e sarebbe veramente il suo degno erede. Intanto, al termine della fase di tessitura delle alleanze, si scoprirà che Veltroni sarà riuscito a tenere il più possibile insieme i pezzi «moderati» dell'Unione. Sarebbe davvero un bel colpo, poi, se il leader del Pd fosse in grado di candidare - addirittura come capolista - una personalità del valore di Pietro Ichino (la stima di chi scrive nei confronti del giuslavorista milanese e l'ammirazione per il suo coraggio sono infinite) nello stesso momento in cui riesce a portare nel Pd il gruppo dirigente della Cgil che, alcuni mesi or sono, propendeva in maggioranza per la Sinistra democratica. Ichino ha dichiarato, correttamente, che la sua disponibilità è condizionata al programma. Il professore, infatti, è autore di tante proposte e sollecitazioni, nel campo del lavoro, che, da decenni, rappresentano delle vere e proprie sfide al conservatorismo di sinistra e sindacale. Per tali motivi, Pietro ricorderà sicuramente la famosa circolare (Giovanni) Naccari (a firma del coordinatore del Dipartimento giuridico della Cgil) che allertava le strutture della confederazione sulla pericolosità delle idee di Ichino. Poi il povero funzionario (per altro, persona squisita e gran ballerino di tango e salsa) venne ripreso e sconfessato. Ma ebbe la sua rivincita nella formulazione del documento preparatorio del congresso del 2006. La tesi n.

5 se la prendeva, infatti, con quanti indicavano (leggi Pietro Ichino) che era in atto «un'artificiosa contrapposizione tra gli interessi dei lavoratori tradizionali (gli insiders) e gli interessi dei lavoratori irregolari o dei disoccupati (gli outsiders), sostenendo che la ragione della condizione dei secondi fosse l'eccessiva tutela dei primi».

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