Professionisti, solo il 28% lavora con la PA

Natali (Confprofessioni): "Paese a due velocità. Nord molto più forte con il privato"

Marco Natali, presidente nazionale di Confprofessi
Marco Natali, presidente nazionale di Confprofessi
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La Pubblica Amministrazione si conferma un interlocutore importante ma non dominante per i liberi professionisti italiani. È quanto emerge da un'indagine condotta da Ludovica Zichichi e Camilla Lombardi, ricercatrici dell'Osservatorio delle Libere Professioni, tra luglio e agosto 2025 su un campione di 832 professionisti, che fotografa un sistema articolato, dove la committenza pubblica rappresenta un canale di lavoro stabile ma con incidenza economica contenuta.

«Il quadro complessivo - sottolinea Marco Natali, presidente nazionale di Confprofessioni - descrive un Paese a due velocità: il Nord più orientato al mercato privato, il Centro e il Sud ancora legati alla domanda pubblica. Una struttura che riflette la diversa capacità dei territori di attrarre investimenti privati e la permanenza di modelli professionali ancora condizionati dalla presenza e dalle politiche della Pubblica amministrazione, che resta un attore economico decisivo per lo sviluppo di intere

filiere e per la tenuta occupazionale dei liberi professionisti nel sistema produttivo italiano».

Secondo i dati, il 27,9% dei professionisti italiani fattura alla PA, con una quota media di fatturato pari all'8,6%. Tuttavia, la relazione con il settore pubblico varia profondamente a seconda del comparto. Le professioni tecnico-specialistiche e culturali ingegneri, archeologi, architetti e geometri sono quelle più coinvolte: il 65,0% degli ingegneri e il 63,9% delle figure culturali lavorano con enti pubblici, anche se la quota effettiva di reddito che ne deriva resta più contenuta, rispettivamente 19,6% e 26,1 percento.

Decisamente inferiore è invece il peso della PA per consulenti del lavoro e professionisti economico-finanziari, che presentano percentuali di fatturato comprese tra lo 0,6% e il 2,1%, a conferma della maggiore autonomia dal settore pubblico.

Il rapporto con la committenza pubblica risulta anche una questione di genere. Il 32,1% delle professioniste dichiara di fatturare alla PA, contro il 25,6% degli uomini, e la quota media di fatturato pubblico è quasi doppia: 11,8% per le donne e 6,9% per i colleghi maschi. Nelle professioni culturali, così come tra architetti e avvocati, le donne registrano una quota di fatturato dalla PA più elevata rispetto agli uomini, a indicare una maggiore presenza

nei rapporti con enti pubblici, verosimilmente per la stabilità economica che questi possono offrire e per le maggiori difficoltà di accesso al mercato privato.

«Nel Mezzogiorno - evidenzia Natali - la PA riveste un ruolo ben più rilevante, con il 40,7% dei professionisti che hanno enti pubblici come clienti e un'incidenza sul fatturato pari al 15,8%. Anche nel Centro Italia i valori sono elevati (36,9% dei professionisti coinvolti, 12,3% del fatturato).

Ben diverso il quadro nel Nord Ovest e Nord Est, dove la committenza pubblica è meno diffusa e il fatturato derivante da questi rapporti si ferma su livelli molto più bassi».

Un equilibrio, questo, che riflette le diverse condizioni dei mercati locali e le disomogeneità strutturali del sistema produttivo.

L'indagine conferma infine che la Pubblica Amministrazione,

pur non essendo il principale motore economico delle libere professioni, resta un attore essenziale di stabilità e opportunità per migliaia di professionisti, soprattutto nei territori e nei settori più fragili del Paese.

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