Roma - «Non bisogna fare liste di partito, ma liste aperte in cui tutti possano candidarsi. Potrei fare una mia lista...». Non è una decisione ma non è passato inosservato ai partecipanti del vertice sul Partito Democratico, a Palazzo Chigi l’esempio fatto dal ministro degli Esteri Massimo D’Alema per descrivere il carattere di apertura, al di là degli steccati di partito, con cui si dovrà eleggere l’Assemblea Costituente. La convinzione del vicepremier, a quanto si apprende, è che per fare una cosa veramente nuova il processo va aperto a tutti, a partire dalle definizioni delle liste, mescolando le carte sia tra Ds e Dl, sia tra partiti e società civile. Quindi mettendo in campo tante liste e anche, rompendo gli steccati di appartenenza, liste trasversali. Solo così, per il vicepremier, il processo costituente può essere veramente democratico e attirare una grande partecipazione.
Un D’Alema descritto dai partecipanti alla riunione come iper-ulivista e molto convinto della necessità di andare avanti velocemente, calando il processo sui territori, a partire dalla costituzione in tutti gli enti locali dei gruppi unici. «Sembrava Parisi e non D’Alema», scherza uno dei partecipanti al vertice.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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