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Lazio, un anno di lacrime e sangue è diventato oro

Il trionfale ingresso dei romani in Champions appena turbato dalle frasi del tecnico Rossi. Lotito sicuro: «È stato frainteso»

da Roma

A fine luglio 2006, durante il ritiro della Lazio in Austria, arrivò la sentenza di Calciopoli: niente Uefa e un handicap di -11 in campionato (poi ridotto a -3) che fece crollare il morale della truppa, tanto da legittimare un pronostico durissimo, si parlò di una stagione da vivere «tra lacrime e sangue». Ma Delio Rossi da Rimini, allenatore da venti anni con Zeman punto di riferimento, grande motivatore e perfezionista, si rimboccò le maniche: lavoro duro a Bad Tatzmannsdorf, richiamato periodicamente a Formello nel corso della stagione.
Risultato: i preliminari di Champions League riconquistati dopo tre stagioni grazie all’ottimo girone di andata con un quinto posto sorprendente e a un girone di ritorno ancora più entusiasmante (solo Inter e Milan hanno conquistato più punti dei biancocelesti) con sorpasso su Palermo, distante ben dodici punti al giro di boa. Il tutto condito da una campagna acquisti da venti milioni di euro (di cui otto recuperati a gennaio con la cessione di Oddo al Milan) e un monte ingaggi di quattordici. E anche con un cambio di modulo in corsa: dal 4-4-2 di partenza al 4-3-1-2. «Era una soluzione già pensata in ritiro, ma poi ho cambiato solo quando si sono create le condizioni per farlo», ha confidato di recente Rossi, alla seconda stagione a Roma.
È diventato leggenda il tuffo nel Fontanone del Gianicolo dopo la vittoria a dicembre nel derby, così come ha fatto rumore la sua arrabbiatura per un presunto bis in caso di successo anche al ritorno. «Non faccio il saltimbanco, ma l’allenatore», la sua piccata risposta pur precisando qualche tempo dopo: «Se andremo in Champions, qualcosa mi inventerò...». La rosa dei giocatori ha addirittura raddoppiato il valore di mercato, per studiare il suo lavoro sono arrivati addirittura dalla Polonia.
Ora molti club hanno messo gli occhi sul tecnico romagnolo, tutto casa e campo, diviso tra la vita familiare custodita gelosamente tra le mura dell’appartamento all’Olgiata e le sedute tattiche del campo di Formello, ma anche impegnato nel sociale. A Milano, dopo aver strappato il biglietto europeo (che frutterà un premio di un milione e mezzo ai giocatori), è nato il caso. Quando a Rossi è stato ricordato l’interessamento della Juve nei suoi confronti, ha risposto in maniera sibillina: «Ho un contratto di due anni con la Lazio, ma non so cosa riserverà il futuro». Allarme tra i tifosi biancocelesti, pronto il chiarimento del presidente Lotito: «Rossi è parte integrante del nostro progetto, le sue dichiarazioni sono state male interpretate. Ha fatto un ragionamento per nulla sbagliato: ha dato per certa la sua posizione contrattuale, aggiungendo che poi non si sa cosa il futuro possa riservare, nel senso che talvolta sono le società a decidere di rescindere i contratti. Comunque la Lazio non ha mai cercato, nè pensa di cercare altri allenatori».
Anzi Lotito, che sta seguendo 50 giocatori per il prossimo mercato (Delio Rossi chiede un acquisto di livello per reparto e più alternative in organico), potrebbe rilanciare: un rinnovo fino al 2011, ma senza modificare più di tanto le cifre attuali (500.000 euro netti all’anno più i vari bonus legati ai risultati, ndr.). Perché nella Roma di sponda biancoceleste vorrebbero tenersi stretto il tecnico stregato dalle bellezze della Capitale. Per lui si sono già sprecati paragoni importanti con Eriksson, Maestrelli e Mancini. «Ma loro hanno fatto la storia della Lazio, io spero di lasciare qualche traccia», disse all’epoca della striscia positiva di vittorie.

Una traccia ha cominciato a lasciarla.

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