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Lazio, c’è ancora una speranza che il Pdl torni in corsa

RomaOggi è un altro giorno di attesa per il Pdl del Lazio. L’attesa che nel muro di sentenze negative si apra finalmente un varco e la lista provinciale romana venga riammessa alla competizione elettorale per le prossime elezioni regionali del 28 e 29 marzo. Che peraltro verrebbero automaticamente rinviate in caso di «sì», essendo già trascorso il termine per la pubblicazione dei manifesti elettorali.
Oggi la seconda sezione bis del Tar del Lazio si pronuncerà sul ricorso del Pdl avverso la seconda esclusione della propria lista, quella pronunciata dall’ufficio elettorale del tribunale lo scorso 9 marzo, a seguito della ripresentazione della stessa avvenuta il giorno prima, l’8 marzo, in base al decreto legge 29/2010, il cosiddetto «salvaliste». Come ogni altra volta il partito si dice fiducioso, ma stavolta sembrano davvero esserci concrete speranze del via libera da parte dei giudici amministrativi.
Da cosa deriva questa improvvisa fiducia? Da vari elementi, ma principalmente da uno: secondo i legali del Pdl, infatti, sarebbe proprio l’ultimo «no» incassato, quello da parte del Consiglio di Stato sabato scorso, a nascondere i presupposti per un esito diverso del secondo iter. Infatti il Consiglio di Stato ha definito «improcedibile» il ricorso del Pdl contro il rigetto del Tar dei ricorsi contro lo stop dell’ufficio elettorale, concludendo la prima parte della vicenda, quella iniziata nella gazzarra di quell’incredibile mattina del 27 febbraio. Ma successivamente è intervenuto il decreto salvaliste, che secondo il Tar era inapplicabile al Lazio. Cosa discutibile, dal momento che interviene su una materia - la presentazione delle liste - che la legge elettorale del Lazio non regola in proprio ma demanda allo Stato. Ma soprattutto smentita in qualche modo dallo stesso Consiglio di Stato, che nelle motivazioni al no, sostiene che «l’interesse alla presentazione della lista (...) è stato soddisfatto a seguito dell’avvenuta accettazione del deposito in ossequio allo ius superveniens di cui a decreto 29/2010». La prosa non è proprio delle più avvincenti, ma il senso è chiaro: il decreto legge vive. E soprattutto: si applica al Lazio. Cosa di cui non potrà non tenere conto il Tar, organo istruttorio e interpretativo, che può allargare le sue indagini e considerare fatti nuovi, che oggi si esprimerà su quanto avvenuto a decreto emanato.
Ma nel ricorso presentato lunedì dagli avvocati del Pdl si evidenzia anche la negligenza dell’ufficio centrale circoscrizionale, su cui grava «la responsabilità dei dubbi che vengono sollevati in ordine alla autenticità dei documenti contenuti nella cartellina presentata» l’8 marzo, che secondo i giudici avrebbero potuto essere diversi da quelli contenuti nel faldone il 27 febbraio. «Risulta manifestamente irragionevole - si legge nel ricorso - che ai delegati del Pdl venga accollato un onere probatorio che è oggettivamente impossibile fornire».

E questo solo per «l’illegittimo comportamento dell’ufficio che avrebbe avuto l’obbligo di ricevere la relativa documentazione anche se tardivamente presentata, come specificamente sancito dall’articolo 17, settimo comma, della normativa ministeriale, ai sensi del quale “il cancelliere non può rifiutarsi di ricevere le liste dei candidati, i relativi allegati e il contrassegno o contrassegni di lista neppure se li ritenga irregolari o se siano presentati tardivamente”».

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