«Lazio-Inter: basta con le ipocrisie sulla rivalità con la Roma»

(...) Il tanto osannato campionato inglese, proprio in questi giorni sta vivendo analoghe polemiche dopo che il Liverpool ha mostrato molta benevolenza nei confronti del Chelsea (vedere il retropassaggio di Gerrard che ha consentito a Drogba di segnare), per evitare l’ennesimo scudetto in favore del Manchester United.
Se quel galantuomo di Totti, appena vinto un derby fortunoso, prende per i fondelli la Lazio e i suoi tifosi augurando loro, con evidenti e provocatori segni, la serie B, non può poi lamentarsi della nostra “vendetta” sportiva, che per una volta invece di essere un piatto freddo era calda calda, in quanto servita appena due settimane più tardi.
Né ritengo accettabile che a farci lezioni di morale siano quelle stesse persone che oggi, di fronte a un comportamento vergognoso e antisportivo di colui che con la fascia al braccio rappresenta la seconda squadra della Capitale, trovino mille pretesti per giustificarlo e nascondano il ditino troppo severamente agitato contro il muso di noi biancazzurri.
“Moralità”, “sportività”, “onore”, non sono termini da usare a corrente alternata, a seconda della squadra in questione. Quando agli ultimi mondiali Materazzi prese una violenta testata nello stomaco da Zidane, pochi cercarono di scoprire cosa avesse detto al francese per provocarlo e tutti condannarono il gesto del fuoriclasse transalpino. Oggi, invece si scomodano esperti del movimento delle labbra per cercare di capire cosa avesse osato dire Balotelli (accolto a suon di buuu che, guarda caso, il telecronista non ha sentito) per meritarsi quel calcione di Totti, “er capitano”, l’intoccabile, il quale non pensa neanche lontanamente di chiedere scusa per certi suoi comportamenti, recidivi, e rincara pure la dose.
Caro direttore, lascino in pace la Lazio, i suoi giocatori e i tifosi. Perché chi era davanti alla televisione l’altra sera ha potuto vedere di cosa fosse capace chi, fino a poche ore prima, pretendeva di avere l’esclusiva della lealtà sportiva e infangava anni (molti più dei loro) di storia, entusiasmo e amore (i meno nove, il gol del povero bomber Fiorini e i 40mila a Napoli per gli spareggi della C sono una delle tante medaglie d’orgoglio che abbiamo appuntate sul petto).
Il calcio è passione, dramma, rivalità, divertimento, sofferenza, gioia, lacrime, tensione, paura. Ma è anche sfottò.

Capisco che i romanisti sono molto più numerosi dei laziali (è il destino di chi, come noi, fa parte dell’elite, un destino di cui andiamo fieri) e facciano più cagnara ma c’è un limite a tutto. O nooo?
Capo ufficio stampa del Pdl e tifoso laziale

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