Patricia Tagliaferri
Alla fine laccusa più grave, quella di associazione a delinquere, è caduta. Dietro al cosiddetto Laziogate, dunque, non cera alcun disegno precostituito per boicottare la lista di Alternativa Sociale, estromettendo Alessandra Mussolini dalla competizione elettorale. È quanto risulta dagli atti depositati dal procuratore aggiunto Italo Ormanni e dal pm Francesco Ciardi, che ieri hanno chiuso linchiesta sullincursione illecita nel database dellanagrafe comunale compiuta alla vigilia delle elezioni regionali del 2005 e ora si apprestano a chiedere il rinvio a giudizio di dieci persone.
Allex presidente della Regione Lazio Francesco Storace i magistrati contestano il reato, in concorso con altri, di accesso abusivo in sistema informatico. Volatilizzata lipotesi di associazione a delinquere sulla quale la Procura aveva puntato inizialmente. A convincere i magistrati a portare avanti in vista delludienza preliminare ipotesi di reato meno gravi hanno contribuito senzaltro i mancati arresti dellex portavoce di Storace, Nicolò Accame, dei detective privati Pierpaolo Pasqua e Gaspare Gallo e dellex direttore tecnico di Laziomatica, Mirko Maceri: i pm li avrebbero voluti in carcere, il gip Galileo DAgostino ha respinto al mittente le richieste della Procura. Di qui la linea «morbida» e anche la rinuncia al ricorso davanti al Riesame. «Caduta laccusa odiosa di associazione per delinquere - commenta il senatore Storace - cadrà anche quella di accesso allanagrafe del Campidoglio, visto che il capo di imputazione, anticipato in una sorta di conferenza stampa alle agenzie e non agli interessati, sostiene che la documentazione fu consegnata alla magistratura. Che, proprio per questo, condannò Alternativa sociale per aver presentato firme false. Chiuso, cade tutto».
Laccesso abusivo a un sistema informatico è il reato contestato anche ad Accame, al consigliere comunale di An Fabio Sabbatani Schiuma ai collaboratori dello staff dellex presidente della Regione, Nicola Santoro e Dario Pettinelli. La stessa vicenda giudiziaria ha coinvolto anche lavvocato Romolo Reboa, che insieme alloperatore del Ced Daniele Caliciotti e a Maceri, è a giudizio nel primo troncone di indagine. Il reato di interferenza illecita nella vita privata, invece, è stato contestato ad Accame e ai detective Pasqua e Gallo, i quali, secondo la Procura, si sarebbero materialmente introdotti negli uffici di Azione Sociale, un cartello aderente ad Alternativa Sociale, procurandosi abusivamente immagini. Accame, i due spioni e Maceri devono rispondere anche della violazione della legge elettorale: avrebbero alterato e falsificato le firme in calce alla lista guidata dalla Mussolini. Storace, invece, ritengono i magistrati, avrebbe «istigato» lintrusione informatica nel server del Comune, «materialmente commessa da Accame, Pettinelli, Santoro, Maceri e Caliciotti». Lex presidente della federazione romana di An Vincenzo Piso dovrà difendersi dallaccusa di favoreggiamento per aver aiutato lex governatore ad eludere le indagini dei carabinieri: sotto interrogatorio avrebbe falsamente affermato che la notte tra il 9 e il 10 marzo 2005, quando avvenne lintrusione illecita negli archivi del Comune, non aveva notato negli uffici della Regione la presenza di Storace. Stessa accusa è contestata a Tiziana Perreca, dello staff di Storace. Durante un interrogatorio avrebbe mentito raccontando di aver ricevuto un sms di minacce sul suo cellulare, che lavrebbe dovuta far desistere dal rendere una deposizione ai pm favorevole.
Di inchiesta che si sgonfia parla Carmelo Briguglio, deputato di An: «Non ci sono più notizie clamorose, è caduta laccusa di associazione a delinquere: linchiesta si è ridotta allipotesi di un reato informatico, ovvero di legittima difesa per dimostrare un falso ormai accertato».
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