Il leader del centrodestra spiega la strategia elettorale ai parlamentari e ai 475 delegati di collegio di Forza Italia. Ai seggi un esercito di 180mila «legionari» «Siamo dalla parte giusta, puntiamo al 30%» Berlusconi: «Questo governo ha catturato

Gianni Pennacchi

da Roma

Che il premier punti alla vittoria della Casa delle libertà è scontato e noto, lo va ripetendo da giorni che i sondaggi danno in parità i due schieramenti dunque la riconferma è a portata di mano. Ieri però, all’assemblea convocata al Palazzo dei Congressi per l’avvio formale della «sua» campagna elettorale, ha indicato al suo partito un obiettivo: «Puntiamo al 30%». Con una grande «operazione verità», illustrando agli italiani le conquiste del governo e svelando «le ingiurie» della sinistra, perché il suo governo lotta concretamente contro il terrorismo internazionale e ha «debellato» quello autoctono mentre gli avversari «non c’erano riusciti», perché ora «ci sono un milione 526mila posti di lavoro in più» mentre se vince la sinistra «introdurrà nuove tasse e ripristinerà quelle cancellate», e per altri svariati argomenti compresa la patente a punti e il Mose.
Quello della lotta al terrorismo e della sicurezza dev’essere tra i temi portanti della campagna elettorale di Forza Italia, ha sottolineato Silvio Berlusconi senza però nascondere che una sana concorrenza con gli alleati è propizia per il partito e pure per l’alleanza. Tant’è che non ha risparmiato una frecciata all’indirizzo dell’Udc del pur buon amico Pier Ferdinando Casini, «che va in tv da Porta a Porta a gloriarsi dei meriti dell’azione di governo». E pure per An di Gianfranco Fini, ora che il Secolo d’Italia irride all’anticomunismo del premier: «Non seguite chi dice che nessuno crede più al comunismo», ha spronato aggiungendo che se poi An rinuncia a quel cavallo di battaglia «a noi va anche bene» poiché «quella gran parte di elettori che ha ancora gli occhi aperti e vede il pericolo comunista voterà per noi». Forza Italia deve presentarsi «come una forza di libertà», per contrastare la sinistra che se dovesse vincere, «restringerà le libertà di tutti».
Insomma, il 30% a Forza Italia, mezzo punto percentuale più del 2001, per una «diga» di libertà. E per concretizzare l’obiettivo Berlusconi s’affida ai «legionari azzurri», un vero e esercito di «difensori del voto» che è già mobilitato e si va istruendo affinché nemmeno una scheda legittima venga annullata o dispersa dai più abili scrutatori del centrosinistra, «che anche nel 2001 hanno fatto scempio dei nostri voti». Ce ne saranno tre per ogni sezione elettorale, già organizzati e istruiti anche sui meccanismi della nuova legge elettorale, da ognuno dei 475 presidenti di Comitato elettorale che ieri appunto erano stati convocati, insieme ai parlamentari e ai coordinatori forzisti. Un esercito di 180mila «legionari» per presidiare e difendere ogni seggio elettorale, è questa l’arma più concreta, il volano principale del «motore azzurro» che ieri Berlusconi ha minuziosamente illustrato alla sua platea anche con l’uso di diapositive. E con umorismo, perché ad un certo punto la macchinetta delle diapositive s’è incantata e lui ha riso al microfono: «Ma dove l’avete presa, alla coop rossa?».
Tutto a porte chiuse ovviamente - pur se gran parte della platea è corsa poi dai giornalisti - trattandosi di una «riunione operativa». Due ore abbondanti, sino all’ora di pranzo, in cui ha parlato e fatto tutto lui, one man show, che ha galvanizzato i mille esponenti azzurri. Condite da battute, come quella su Romano Prodi e Francesco Rutelli che «contano zero: o avete qualche dubbio sul fatto che nel centrosinistra contano solo i Ds?». Battute finalizzate ovviamente, quanto le barzellette. E poiché la sinistra usa «la tecnica della menzogna, falsificando e mistificando la realtà», ecco quella sul postcomunista che, dopo aver percorso in auto la Palermo-Messina di recente completata, sollecitato ad un giudizio sulla «nuova autostrada risponde: quale autostrada? Non esiste, non l’ho mai percorsa».
Terrorismo. «Abbiamo catturato 200 terroristi internazionali», ha vantato il premier sottolineando il successo sul fronte interno, dove «siamo riusciti a debellare le Brigate rosse. Il nostro governo e non altri, ha assicurato alla giustizia in poco tempo gli assassini di D’Antona e Biagi. Gli altri non c’erano riusciti».
Ancora Raitre. «Così si esprime al meglio la sinistra: mai dei contraddittori, negazione della realtà e giornalisti compiacenti. Questa è la differenza tra loro e noi, che non abbiamo mai usato le tv con queste finalità, sulle reti pubbliche e su quelle private non abbiamo mai attaccato gli avversari».
Lo sciopero. All’indirizzo dell’Unità che ieri lo titolava «infuriato» per «lo sciopero riuscito», Berlusconi sorride: «Io furioso per lo sciopero generale? Non conosco questo sentimento, veramente non ho fatto una piega, neppure un plissé». Per poi ribadire che «certamente questo sciopero è stato inutile, ha portato costi ed anche disagi per i cittadini che lo hanno subito».
Vittoria certa. «Andreste mai da un medico che ha fatto morire tutti i suoi pazienti, o da un avvocato che ha perso tutte le sue cause? Loro sono dalla parte sbagliata, i signori della sinistra sono dalla parte della vergogna. Noi siamo dalla parte giusta e bisogna dirlo con chiarezza a tutti i cittadini».
Sciagura a sinistra. «Se la sinistra dovesse tornare al governo, ma io non lo credo, le tasse per la famiglia aumenterebbero del 10%. Senza contare la reintroduzione delle tasse sulle donazioni e le successioni».

Ancora: la sinistra «ha un suo sistema interno di capitalismo, per cui lo Stato deve un occhio di riguardo alle coop, che così sono in grado di comparare una delle prime banche del Paese».
Rivoluzione arancione. «Nel ’94, Forza Italia ha svolto un ruolo storico, come quello della “rivoluzione arancione” dell’Est europeo. Allora vincemmo le elezioni in due mesi, ora abbiamo il doppio del tempo».

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