Il leader dei banchieri dietro il manifesto che sferza il governo

Un'altra sconfitta per la Marcegaglia. Mussari, presidente Abi, è riuscito a imporre la sua linea nella stesura del "Progetto per l’Italia", favorendo gli interessi delle aziende di credito

Il leader dei banchieri  
dietro il manifesto 
che sferza il governo

Un’altra sconfitta per Emma Marcegaglia e una vittoria personale per Giuseppe Mussari. Questo, in sintesi, il risultato che emerge analizzando i contenuti e la dialettica interna ai rappresentanti delle associazioni che hanno firmato l’ambizioso «Progetto delle imprese per l’Italia».

Il velleitarismo - ormai palesemente antiberlusconiano - della presidentessa di Confindustria si è scontrato con il pragmatismo del numero uno dell’Associazione bancaria italiana e del Monte dei Paschi di Siena, banca notoriamente «vicina» al Partito democratico. Mussari, infatti, ha saputo cogliere bene le difficoltà di Viale dell’Astronomia nel far «digerire» agli altri partner, Rete Imprese Italia in primis, le proposte del manifesto e con abilità ha guadagnato quella leadership «politica» che Marcegaglia avrebbe voluto avocare a sé.

Ma come è riuscito a «esautorare» Emma? In poche semplici mosse. Le prime bozze del documento, centrate sulle aziende, avevano indispettito i rappresentanti del commercio, dell’artigianato e delle cooperative che avevano minacciato di abbandonare il tavolo comune se non fosse stata limitata la preponderanza confindustriale. Il presidente dell’Abi ha colto la palla al balzo e ha iniziato a condurre le danze.

In primo luogo, ha espunto la parola «industria» dal testo (vi compare tre volte) e si è guadagnato la fiducia di Rete Imprese e delle Coop (gli assicuratori dell’Ania sono da sempre vicini all’Abi). In seconda istanza, ha convinto tutti sulla necessità di abbassare la soglia dei pagamenti in contanti a 500 euro, richiesta anti-evasione di Confindustria ma penalizzante per gli artigiani. Casualmente, con i pagamenti elettronici le banche hanno un ritorno molto positivo in termini di commissioni, ma è un altro discorso.

L’unità di intenti è stata tale che imprese e commercianti si sono «dimenticati» di sollecitare provvedimenti che facilitino l’accesso al credito, un loro vecchio cavallo di battaglia. Con la progressiva entrata in vigore delle nuove regole di Basilea, dall’anno prossimo gli istituti bancari dovranno considerare attivi a rischio i crediti scaduti da 90 giorni. Cioè, dopo un ritardo di tre mesi si chiederà un pronto rientro dall’esposizione per evitare un deterioramento del patrimonio. Nel «Programma», però, di tutto questo non c’è traccia.

Mussari è stato decisivo anche per quanto riguarda la patrimoniale tanto «desiderata» dagli industriali. Così come elaborata (prelievo dello 0,15% oltre gli 1,5 milioni di beni posseduti) difficilmente potrà avere il gettito atteso di 6 miliardi, ma tanto è bastato per tranquillizzare Marcegaglia & C. In fondo, quello che vogliono veramente imprese, commercianti, artigiani e coop è il rinvio della delega fiscale da complessivi 40 miliardi e la conservazione dell’attuale regime. Inclusa la detassazione sugli aumenti di capitale, argomento che alle banche di questi tempi non dispiace.

La genericità delle richieste su semplificazioni e liberalizzazioni non sorprende. Fa specie, tuttavia, che accanto ai soliti auspici relativi a una velocizzazione dei processi civili e a una minore invasività del contenzioso tributario (vera croce per chi ogni giorno opera sul mercato) non abbia trovato posto un richiamo al diritto penale, al fatto che la magistratura ordinaria possa bloccare per anni investimenti e opere a causa di un esposto o di una querela. Probabilmente nessuno ha voluto mettersi contro il partito dei giudici.

A non mettersi contro Berlusconi ci aveva già pensato Mussari che ieri in conferenza stampa ha ammonito i giornalisti: «Non ci farete dire niente contro il governo perché vogliamo collaborare». Il presidente di Mps conosce bene il Pd e sa che, al momento, non c’è nessuna alternativa all’esecutivo di Silvio Berlusconi. In pratica, ha commissariato Marcegaglia e le sue intemerate. Confindustria si è trovata pure sotto tutela «ambientale» giacché come location della presentazione è stata imposta la sede romana della Cna.

Occorre, però, notare che Mussari ha avallato un incipit del «Programma» in stile montezemoliano.

Molti slogan («Da troppo tempo l’Italia non cresce», «servono scelte coraggiose») fanno parte del vocabolario del presidente di Italia Futura. Che ormai ha sconfessato pubblicamente le scelte di Marcegaglia. Forse è stato un lapsus freudiano. Forse no.

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