«Gli extracomunitari di via Lecco? Tutto quello che è accaduto è stato solo il frutto della volontà sobillatrice dei centri sociali, di qualche estremista, di candidati in cerca di visibilità e, mi dispiace molto dirlo, purtroppo anche di unistituzione». Parte col botto il Capodanno di Gabriele Albertini. La Corale lirica ambrosiana arrivata a Palazzo Marino per gli auguri, lo ospita per un Va pensiero da brividi, ma il canto polifonico non sembra al momento rientare nel repertorio dei palazzi della politica milanese.
Sindaco Albertini, il primo dellanno e già un siluro alla Provincia?
«In questa vicenda ho notato uno spietato cinismo».
Ma Filippo Penati non le aveva mandato una lettera pacificatrice?
«A cui ho risposto confermando la volontà del Comune di collaborare».
Quindi via libera allutilizzo della scuola di via Saponaro per ospitare i profughi?
«No. Qualunque variazione delluso, che è scolastico, comporta le restituzione dellimmobile al Comune che ne è proprietario. Fatto questo si deciderà».
Soluzione lontana, dunque.
«Il Comune la soluzione lha trovata. Abbiamo offerto ben 500 posti non in container, ma in case prefabbricate. Uguali a quelle dove per anni hanno abitato migliaia di italiani nelle zone colpite dai terremoti».
Allora perché tante polemiche?
«Nessuna polemica dalle persone perbene che hanno immediatamente appoggiato la nostra proposta. Come dimostra il fatto che la soluzione è stata condivisa dallOnu, il cui Alto commissariato per i rifugiati ci ha inviato una lettera di apprezzamento. Il resto sono le strumentalizzazioni politiche dei sobillatori di professione».
I problemi arriveranno dopo questi primi sei mesi.
«Va bene considerato che si è sempre parlato di rifugiati politici. Mi risulta, invece, che tra di loro ci siano solo quindici esuli. Mentre 231 sono i clandestini in possesso di un semplice permesso di soggiorno provvisorio per motivi umanitari».
Ma perché è scoppiato improvvisamente questo caso?
«Perché qualcuno ha loro promesso ciò che assolutamente non era possibile dare».
Cioè?
«Una casa, sopravanzando illecitamente chi è da anni in lista dattesa per una casa popolare. Con tanto di titoli giuridici».
La Provincia chiede al Comune di collaborare.
«Se la Provincia, come avevamo già detto ai tempo dello sgombero dei campi nomadi, ha degli spazi perché non li offre? Magari, se è possibile, fuori dal Comune di Milano».
Perché fuori?
«Perché la provincia è composta da 188 Comuni. Per i nomadi avevamo proposto soluzioni alternative, ma non sono state accettate. Sembra che tutti debbano stare a Milano».
Un bel guazzabuglio. Questanno sarà eletto il nuovo sindaco, qualche consiglio da dare oggi che è il suo ultimo Capodanno a Palazzo Marino?
«Non mi permetterei. Io, anche se ho meritato un numero di preferenze che credo rimarrà un record difficile da battere, non voglio interferire nelle decisioni altrui».
Salutando i ghisa nella loro centrale operativa ha parlato di ticket dingresso in città.
«La polizia locale sarà ora dotata di una centrale elettronica di gestione del traffico con sensori sotterranei, telecamere e semafori intelligenti costata 192 milioni di euro, 23 dei quali forniti dallUnione europea».
Effetti sul traffico?
«Sarà possibile convogliare in tempo reale la circolazione nelle zone dove si creano dei varchi. Bloccando invece immediatamente laccesso alle aree dove il traffico è bloccato».
Si parlava di tassa dingresso in città.
«Guardate Londra. È un percorso che inevitabilmente le metropoli congestionate come la nostra dovranno fare».
Unaltra tassa.
«Un modesto investimento, una tassa applicata al trasporto privato per favorire quello pubblico. Con appena 3 euro al giorno di congestion charge si possono avere a disposizione risorse per costruire un chilometro di metropolitana ogni anno».
Cosa dice oggi ai milanesi?
«Grazie e scusate. Grazie perché, come è successo in questo Capodanno, mi hanno messo nel coro anche se non sapevo cantare. Le scuse perché nonostante limpegno, la volontà, lassidua disciplina si può lo stesso stonare qualche nota».
Un augurio?
«Auguro di poter rispettare la loro identità.
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