Adalberto Signore
da Milano
Roberto Calderoli aveva preferito lasciarlo sotto traccia. Un po per non dare adito allennesima polemica con Giuseppe Pisanu, ma pure per evitare che da maggioranza e opposizione gli saltassero subito addosso. «Esiste un Islam moderato? Benissimo, si faccia avanti», si era limitato a dire il ministro delle Riforme lasciando trapelare tutto il suo scetticismo. E ieri mattina la Padania ci ha messo su un bel carico da novanta, aprendo il giornale con un titolo eloquente: «E voi credete allIslam moderato?». A corredo, numero di fax e indirizzo e-mail del quotidiano del Carroccio a cui i militanti potranno inviare la loro più che prevedibile risposta. Più tardi, nel pomeriggio, ci ha pensato il capogruppo alla Camera della Lega Andrea Gibelli a chiudere la questione e formalizzare la posizione del Carroccio: «LIslam moderato non esiste, è solo un paravento dietro cui si nasconde lIslam fondamentalista». Un messaggio chiaro anche i partiti della Casa delle libertà che sostengono la necessità di aprire un dialogo con i musulmani non radicali (in prima fila il ministro dellInterno Pisanu e quello degli Esteri Gianfranco Fini).
«È arrivato il momento di farla finita con questa visione buonista e ingenua», dice Gibelli. «La verità - spiega il capogruppo della Lega - è che bisogna prendere atto del fatto che lobiettivo del cosiddetto Islam moderato è solo la colonizzazione culturale dellOccidente». E per questa ragione il Carroccio ha deciso di iniziare una «guerra culturale per cambiare latteggiamento della politica e difendere lOccidente». Primo atto, un libro «bianco» con 65 «idee e regole di comportamento». E alcune proposte per nuove misure sul fronte della sicurezza, «molte delle quali già vigenti in Gran Bretagna, Stati Uniti e Australia». Si va dallesercito alle frontiere contro i clandestini alla legge penale militare contro i «resistenti» (per evitare altri casi come quello Forleo), dalla superprocura Antiterrorismo allinapplicabilità della legge Gozzini per i terroristi. «Tutte misure - spiega Gibelli - che porteremo avanti anche per le vie parlamentari». Insomma, «da ora in poi e per i prossimi anni, ogni volta che ci sarà loccasione di votare o dare pareri su provvedimenti in cui si possono inserire questo genere di misure saremo in prima linea». Secondo Gibelli e il Carroccio, dunque, gli islamici «non sono in condizione di integrarsi con il nostro modello»: «Lo dimostra il caso inglese dove lintegralismo non è certo legato a un disagio sociale». Il problema, ribadisce, è «leccessivo buonismo». «Come si può pensare che un imam che predica qui in Italia ma ha studiato e si è formato in Arabia Saudita sia davvero disponibile al dialogo? Ma lo sa che in quel Paese sui libri di scuola delle elementari si invitano i bambini a non fare amicizia con i loro coetanei ebrei e cristiani? Che dialogo è questo?». E pure un paese moderato come lEgitto, aggiunge, «negli ultimi anni ha inserito nella Costituzione un articolo che legalizza la sharia».
La soluzione, quindi, è cambiare approccio. Intanto - spiega - pretendere la reciprocità, cosa che non facciamo neanche lontanamente. Un esempio? «Nella quasi totalità dei Paesi islamici è vietato per legge aprire una chiesa. E da noi che succede? Da noi - attacca lesponente leghista - alcune sigle sindacali hanno pensato bene di dare la possibilità ai lavoratori islamici di sospendere lattività per le cinque preghiere quotidiane. Una cosa che su 45 Paesi musulmani è prevista solo in Arabia Saudita. Capisce, neanche in Iran... ».
adalberto.signore@ilgiornale.it