La Lega non trova un presidente: pressing di Bossi su Cè e Albertoni

Tramontata la candidatura del capogruppo Zanello. Il governatore al lavoro per completare il rimpasto

Marcello Chirico

Sessanta e quaranta. Sono, rispettivamente, le possibilità che la nuova presidenza del consiglio regionale resti alla Lega oppure passi a Forza Italia. Dopo le dimissioni forzate di Attilio Fontana, eletto sindaco di Varese, sono partite le consultazioni per individuare entro il 4 luglio il successore, che in prima battuta sarà ancora un leghista. Sempre che si riesca a trovare, all’interno del Carroccio, qualcuno disponibile a farlo e che - contemporaneamente - raccolga il consenso delle forze di maggioranza. Totale disponibilità l’aveva data il capogruppo lùmbard Massimo Zanello, ma la sua candidatura - nonostante la sponsorizzazione dell’ex ministro Roberto Maroni - appare tramontata: non è particolarmente gradito a Formigoni e, soprattutto, non sembra godere del sufficiente appoggio da parte del suo partito, e in particolare dal gruppo stesso che lo ritiene poco incisivo e vorrebbe addirittura sostituirlo con qualcun’altro. Formigoni e il segretario leghista Giorgetti si sono visti nei giorni scorsi al Pirelli e avrebbero individuato come possibili candidati gli attuali assessori Cè e Albertoni. Peccato però che nessuno dei due abbia intenzione di abbandonare gli attuali incarichi, e quindi a questo punto la faccenda si complica. A meno che non gli venga imposto dall’alto di accettare la presidenza del parlamentino, e l’unico in grado di farlo è Umberto Bossi. Non a caso proprio oggi Giorgetti incontrerà il Senatùr per chiedergli di convincerne almeno uno. Se non ci riuscisse neanche lui, la Lega potrebbe a quel punto rinunciare alla seconda carica regionale in cambio di un posto in più in giunta (dove tornerebbe proprio Zanello) passando il testimone a Fi, il cui candidato resta Giancarlo Abelli.
A proposito di giunta, l’annunciato rimpasto verrà annunciato entro metà luglio, dopo che Formigoni avrà sistemato tutte le caselle del puzzle. Perchè quello che il governatore ha in mente è un rimescolamento vero e proprio di deleghe, oltre all’ingresso delle annunciate quattro new-entry, ovvero Cattaneo, Rossoni, Ponzoni e Scotti. Ai primi 3 andranno rispettivamente le deleghe a infrastrutture/trasporti, formazione/istruzione e una a scelta tra commercio/artigianato/Protezione civile. Cambieranno competenze gli azzurri Buscemi e Nicoli, mentre l’udiccino Scotti tornerà al Commercio (assessorato già occupato nella precedente legislatura). Ancora incerto chi prenderà il posto di Borghini alla Casa, delega non particolarmente ambita dagli azzurri: in corsa ci sarebbero Buscemi, Rossoni e Abelli.

Quasi certo l’addio all’Ambiente da parte di Zambetti, a meno che a Roma uno dei senatori della Dc eletti in Lombardia (Rotondi o Catone) non lasci il proprio posto a Fi. Solo in quel caso la Nuova Democrazia Cristiana manterrà il proprio posto nella giunta lombarda, ma appare difficile.

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