La Lega tira troppo la corda: non è una metafora

La morale sembra piuttosto chiara: capita, a chi tira troppo la corda. E il periodo no dei leghisti continua e si fa sentire anche nelle piccole feste di paese. Come è accaduto ieri a Sesto Calende, sul Ticino. La fune, che era stata tesa sul fiume per una gara popolare fra la sponda lombarda e quella piemontese, si è spezzata. E irreparabilmente sono ruzzolate a terra alcune decine di militanti che la stavano tirando a più non posso da ambo le parti. Presagio di una rottura politica? Fatto sta che almeno una decina di leghisti sulla sponda lombarda sono caduti a terra chi sfregando le braccia sul pavimento, chi battendo violentemente la schiena. Si sono fatti medicare subito dai volontari di una ambulanza presente sul posto. Si è trattato soprattutto di abrasioni alle mani e di escoriazioni alle braccia e alle gambe.

Nulla di grave, ma tra chi si è fatto assistere c’erano anche i colonnelli del Carroccio: il segretario della Lega Lombarda Giancarlo Giorgetti, che partecipava al tiro della fune assieme al capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, al capo delegazione al Parlamento europeo, Francesco Speroni e al sindaco di Sesto Calende Marco Colombo. Con una battuta il senatur Umberto Bossi rigira la metafora della corda spezzata sul premier: «Se si è rotta vuol dire che è un monito a Berlusconi: non bisogna tirarla troppo».

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