Gianni Pennacchi
nostro inviato a Bruxelles
Mangerà forse il panettone ma rischia di non vedere la calza della Befana, il governatore della Banca dItalia Antonio Fazio. Se non se ne va da solo, a gennaio sarà dimissionato per forza di legge: lo ha lasciato intendere chiaramente il presidente del Consiglio ieri mattina, lasciando il suo albergo per recarsi al Consiglio europeo.
Sarà un emendamento alla legge sul risparmio a chiudere il contenzioso, e Silvio Berlusconi auspica che su questo passo si ritrovi anche lopposizione. In ogni caso, il governo è determinato a chiedere il voto di fiducia. E nella stessa legge, insieme allemendamento che permetterà di mandare in pensione Fazio, ci sarà anche una correzione della disciplina del falso in bilancio.
Il momento è critico, la tempesta giudiziaria che ha investito il mondo bancario mette a rischio anche il ruolo della Banca centrale e del governatore che ne tiene le redini. A Fazio, anche la Lega ha ormai tolto la fiducia; e gli arresti eccellenti rendono precaria la sua posizione già contestata. Per questo, il governo sè deciso a porre i giusti ripari, appellandosi alla collaborazione del centrosinistra, poiché il momento è critico. «Martedì terremo un Consiglio dei ministri straordinario, e interverremo sulla legge del risparmio», ha annunciato il premier.
Il momento è critico dicevamo, ma non tragico. Se per caso siamo sullorlo di una nuova tangentopoli?, gli hanno chiesto. «Mi sembra assolutamente di no», ha risposto. Se ne è davvero sicuro?, hanno insistito. E Berlusconi, sorridendo: «Per quello che so, ne sono sicuro. Per quello che non so...».
Più tardi, il premier ha confermato di averne parlato col ministro dellEconomia Giulio Tremonti, concordando con lui i prossimi passaggi parlamentari per risolvere il caso Fazio. Nella mattinata di ieri, spesa da Berlusconi a lavorare nella suite, incurante dei giri tra i leaders europei, il telefono con Roma sè fatto incandescente. A lungo e a più riprese col sottosegretario Gianni Letta, a lungo e a più riprese con Tremonti, che nei riguardi del governatore Fazio non è mai stato tenero ed ora coglie il momento per chiudere la partita.
«Se lui non fa un passo indietro, dobbiamo farne uno avanti noi», ha insistito il ministro. E per convincere del tutto il premier, ha giocato la carta ultimativa: «A questo punto, con tutto quel che sta succedendo e rischia ancora di accadere, o se ne va lui o me ne vado io».
Così la decisione è stata presa, senza nemmeno troppe discussioni. E quando alla mezza è sceso, Berlusconi appariva già pronto alla domanda, che riguardava appunto il da farsi nei confronti del governatore della Banca dItalia, che nonostante quanto stia avvenendo non sembra minimamente intenzionato a fare un passo indietro. Il governo è invece intenzionato a far qualcosa per chiudere il caso Fazio? «Martedì alla Camera approda il disegno di legge sul risparmio», ha risposto Berlusconi, «e immagino che il governo dovrà fare un Consiglio dei ministri straordinario per approntare gli emendamenti che riterremo opportuni. Tra questi, sicuramente la procedura di nomina del governatore della Banca dItalia e il mandato a termine, e poi decideremo anche di presentare la questione di fiducia. Siccome questo è un provvedimento importante, ci piacerebbe poter procedere in sintonia col Parlamento ovviamente, ma ci piacerebbe che ci fosse anche unintesa con lopposizione».
La legge sul risparmio è ormai al terzo passaggio, è stata approvata una prima volta a Montecitorio, poi modificata al Senato, ora torna alla Camera che la cambierà ancora: per questo Berlusconi si prepara al voto di fiducia se lopposizione non collaborasse. Però, anche la riforma del vertice di Bankitalia - che ora può essere rimosso soltanto dal Consiglio Supremo nominato dallo stesso vertice - era già prevista, mentre si discuteva della «retroattività». Dunque, i giornalisti hanno insistito: il mandato a termine scatta a partire dal successore, o sarà esecutivo già per Fazio? «Questo è quello che vi posso dire come presidente del Consiglio. Queste sono le mie intenzioni», ha risposto. E gli altri, ancora: a Roma si parla di una norma transitoria che porterebbe al cambio di guida a gennaio. E lui, confermando implicitamente: «Questo è quello che vi posso dire. Ma posso aggiungere unaltra cosa...».
Per evitar dunque un tasto che rischiava di farsi dirompente, il premier è così passato al falso in bilancio.
Insomma, poiché il Senato aveva reso più duro larticolato sul falso in bilancio, il governo presenterà un emendamento per ripristinare il testo che era passato a Montecitorio.
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