La leggenda intramontabile degli alpini

Dosoledo, 24 febbraio 1916. L’Italia combatte contro gli austriaci. A difendere i territori nostrani, nella Val Comelico, ci sono gli alpini. Quel giorno, una cinquantina di loro viene travolta da una valanga. Sono dei territoriali riservisti impegnati a rifornire l’avamposto che deve conquistare il Passo della Sentinella. Il loro sacrificio, raccontato da Italo Zandonella Callegher in La valanga di Selvapiana (Corbaccio, pagg. 314, euro 18,60), sarà utile anche se effimero: il valico verrà occupato, ma solo per pochi mesi, fino alla controffensiva austriaca del ’17.
La tragedia delle Dolomiti è però solo uno dei tanti atti di eroismo nella storia di questo corpo militare. E «rileggerla tutta attraverso le immagini non è una semplice operazione di memoria»: come scrive Gianni Oliva nel libro fotografico Alpini (Mondadori, pagg. 536, euro 20), «significa soprattutto rintracciare un pezzo della cultura italiana, proporre quella sintesi di eccezionalità bellica e quotidianità che ha caratterizzato la vita dei reggimenti e delle popolazioni alpine che li hanno alimentati».


Ma al di là degli atti di eroismo, perché gli alpini sono diventati un mito così popolare, l’unico a passare indenne attraverso due conflitti mondiali, la dittatura, la guerra civile e, infine, la guerra fredda?
A chiederselo è Marco Mondini, docente di storia militare nell’ateneo di Padova: Alpini, parole e immagini di un mito guerriero (Laterza, pagg. 255, euro 16), prova a dare una spiegazione di un fenomeno probabilmente unico in Europa, senza tralasciare letteratura, musica, cinema e folclore nati attorno alle gesta del corpo di fanteria da montagna.

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