«Vieni a giocare con me» chiede il Piccolo Principe alla volpe; ma lei risponde: «Prima mi devi addomesticare». E per farlo, scrive Antoine de Saint-Exupéry, «ci vogliono i riti», «quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora da un'altra ora». Maria Rita Parsi, psicoterapeuta e scrittrice si richiama a uno dei libri più amati da piccoli e grandi per raccontare l'effetto magico delle fiabe.
Che cosa succede quando un genitore legge una storia al figlio?
«La lettura e il racconto creano un legame di affetto e di ascolto profondo così forte da essere insostituibile».
È un'abitudine scomparsa?
«Negli ultimi tempi, mamme e papà hanno ripreso a raccontare storie ai loro bambini; per alcuni anni, la lettura è stata sostituita dalle videocassette, magari guardate insieme: ma la voce del genitore non può essere paragonata a quella che esce dal televisore».
Così nasce il rito di cui parla Saint-Exupéry?
«La volpe dice che addomesticare significa una cosa dimenticata» che è creare legami: è ciò che «illumina la vita» ma, anche, il desiderio che, nel momento in cui sorge, chiede soddisfazione e fa provare, per la prima volta, «il prezzo della felicità».
Che cosa trovano i bambini nel mondo delle favole?
«Bisogna distinguere tra fiabe e favole. Queste ultime hanno gli animali come protagonisti e una morale esplicita. I bambini riescono a identificarsi facilmente negli animali, che rappresentano le emozioni: la tigre (aggressività), il leone (forza e controllo), la formichina (operosa e fastidiosa), la cicala fannullona sono lo specchio del sé e dei suoi sentimenti. Leggendo le favole i bimbi scoprono se stessi».
E poi c'è la morale.
«Immediata. La volpe che non riesce a raggiungere l'uva e la disprezza, il lupo che fa cadere in trappola l'agnellino: il messaggio è chiaro. La favola ha un valore fortemente educativo e, in questo, è più didattica della fiaba».
Che cosa caratterizza una fiaba?
«I protagonisti sono principi e regine, un immaginario legato a persone reali che hanno un significato simbolico. Le lotte e i pericoli accendono la fantasia dei bambini, che si identificano nell'eroe e con lui superano prove, durante le quali trovano nemici ma, anche, alleati e oggetti magici. Queste prove sono veri e propri percorsi di vita, protocolli a disposizione per immergersi nell'esistenza, con le sue difficoltà».
Perché le fiabe sono spesso crudeli?
«Attraverso la fantasia i bimbi imparano ad affrontare paure terribili: Pelle d'asino, ad esempio, è la storia dell'amore incestuoso di un padre verso la figlia; mentre Hansel e Gretel racconta la violenza, l'aggressione».
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