Politica

«Le leggi severe servono a poco Molto meglio le case a luci rosse»

L’accusa della sociologa dell’Eurispes: «Non è vero che sono tutte costrette»

da Milano

«Spero che i legislatori non diano retta al Vaticano», non tentenna nemmeno un istante Roberta Tatafiore, sociologa e giornalista, autrice del IV Rapporto sulla pornografia dell’Eurispes, nel dirsi contraria alle dichiarazioni della Chiesa sulla prostituzione.
Come commenta le dichiarazioni del Vaticano?
«Non sono assolutamente d’accordo. E lo dico da femminista e da studiosa del fenomeno della prostituzione. Un problema di cui mi sono occupata in diversi libri che ho scritto. Non ne posso più di questo “donnismo”. Il concetto della moralità della donna di cui tutti si riempiono la bocca è una mezza verità, perché non è realistico dire che sono tutte schiave. Così come non è vero che il femoneno è circoscritto tra le extracomunitarie che non hanno un permesso di soggiorno».
Può darci qualche dato concreto?
«Un rapporto della Caritas degli anni Novanta diceva che solo il 10% delle donne che si prostituiscono sono parte di un meccanismo di sfruttamento. Posso pensare che le cose oggi siano cambiate ma non sono convinta che i dati siano completamente stravolti. Il quadro che fa il Vaticano del fenomeno non corrisponde alla realtà. Inoltre, mi chiedo, se bisogna punire i clienti delle lucciole, allora consideriamo anche le forme di prostituzione che non avvengono per strada, come i vari centri massaggi».
E sul fatto di punire col carcere?
«Non è assolutamente quello il modo per risolvere il problema. Perché tolte dalle strade, le prostitute continuerebbero ad esistere in forme clandestine. Inoltre, se si tratta di adulti consenzienti non si deve, a mio parere, parlare di punizione. E non si deve nemmeno pensare di voler cambiare la società. E poi, credo sia incivile prendersela con i maschi. Mi sembra di notare non solo in Italia ma anche in altri Paesi europei una sorta di fobia anti-uomo in nome della difesa della dignità della donna».
Quale potrebbe essere allora la soluzione?
«Sicuramente c’è un problema di ordine pubblico, che va in qualche modo regolato.

Per questo credo che seguire l’esempio di altri Paesi europei possa essere una buona soluzione: creare i cosiddetti quartieri a luci rosse, per togliere il commercio del sesso dalla strada e regolarizzarlo».

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