La leghista Rosy, Eraldo e la giunta magica

La leghista Rosy, Eraldo e la giunta magica

(...) molto più semplicemente, l’ennesimo esempio di autolesionismo del centrodestra, uno dei tanti suicidi annunciati dovuti a lotte di potere interne di una coalizione troppo impegnata in guerre e guerricciole interne e nell’autoconservazione del proprio potere, per rendersi conto che stava amministrando male.
La Rosy, invece. Se tutti i leghisti fossero come lei, basterebbero cinque minuti ad indicare un esponente del Carroccio come candidato sindaco di Genova. Perchè Rosalia Guarnieri - che, come si evince dal nome, nordica al cento per cento non dovrebbe essere - sta facendo benissimo ad Albenga. Fin dal giorno in cui ha nominato la giunta, mettendo molte persone giuste al posto giusto, a partire dal più bravo di tutti, l’assessore ai servizi sociali Eraldo Ciangherotti, uno che - con la sua storia di volontario nel centro di aiuto alla vita ingauno - porta sulla pelle, sui calli, sulle suole delle scarpe la sua passione per la difesa dei più deboli. Ma i più deboli davvero, quelli che non hanno nessuno che li difende.
Il cuore di Eraldo, quello che fa la differenza, traspare dalle poche righe che abbiamo pubblicato nella pagina precedente. Io, a uno che pensa così, farei fare anche il sindaco di Genova, il presidente della Regione, il presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica e pure il presidente del mondo.
Il resto è un abile cocktail di ordinanze mediatiche e di scelte concrete. Ad esempio, l’impegno dei vigili urbani che intervengono direttamente e assicurano un ordine pubblico migliore. A proposito, a Genova non c’è nessuno che vuole imparare dalla Rosy e dai suoi vigili?
E così, come promesso in campagna elettorale, si procede a colpi di raffiche di ordinanze, emanate però anche con i mezzi perchè vengano applicate: dal divieto di stazionamento e assembramento rumoroso di persone che abbiano comportamenti contrari al decoro, a quella più folkloristica sul divieto di passeggiare in paese con il costume da bagno, dal divieto di consumare alcool in bottiglia per strada, all’obbligo per gli esercizi commerciali di tenere puliti gli spazi esterni. O, ancora, le norme severe per gli islamici (anche senza un no assoluto a ogni moschea del mondo), e il giro di vite per gli amministratori di condominio, con l’obbligo per ciascuno di loro di esporre fuori dai palazzi una targhetta con il nome del responsabile, in modo da far rispettare le norme e aumentare le garanzie di sicurezza e di incolumità.
Piccole cose, a volte, ma tante piccole cose fanno una grande cosa: fanno una città più pulita, più educata, più vicina alla sensibilità dei cittadini.
Secondo me è qualcosa di importantissimo. Se qualcuno, magari qualcuno di quelli che pensa solo ai massimi sistemi, non fosse convinto, lo invito a fare un giro per via San Lorenzo a Genova dalle otto di sera in poi. Non parliamo di una via di estrema periferia e non parliamo di notte fonda.


Eppure, bastano pochi passi in slalom fra punkabbestia con i cani e le creste che chiedono soldi, cartacce, vuoti a perdere di vetro e vuoti a perdere umani resi tali da chi dice di volerli accogliere e di voler dar loro «diritti», per far venire voglia di chiedere la residenza ad Albenga.

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