Milano come Coccaglio. Invece di «White Christmas» si potrebbe parlare di «White Carnival». Cambia il nome, la sostanza è la stessa. All’indomani della guerriglia urbana scatenatasi a Milano in via Padova, quartiere interetnico pochi chilometri a nord del Duomo, Matteo Salvini, europarlamentare e capogruppo della Lega Nord in Comune propone controlli ed espulsioni porta a porta, casa per casa. Un annuncio che fa venire i brividi ad alcuni, a partire dagli stranieri che ieri pomeriggio hanno strappato i manifesti elettorali del Carroccio al grido di «razzisti, xenofobi», ma piace ad altri, soprattutto ai cittadini della zona, esasperati. E secondo un sondaggio di Sky Tg24, il 67% degli italiani si dice favorevole all’iniziativa.
Salvini, non le sembra di esagerare? L’accusa di deriva razzista è già ripartita.
«Io ho solo chiesto, come prevede la legge, che il sindaco si occupi di inviare vigili a controllare la regolarità delle condizioni di residenza dell’intera zona di via Padova. Come è già stato fatto nel Bresciano dal sindaco di Coccaglio».
A cosa serve?
«A far rispettare la legge. Io tra poco cambierò residenza e un vigile verrà a controllare. Un mese fa, in qualità di presidente della commissione sicurezza del Comune, ho fatto un sopralluogo in via Crespi, non molto lontano da via Padova: ho visto anche venti persone ammassate in monolocali da 30 metri quadrati».
Il fatto che stranieri vivano in condizioni disumane, non giustifica la caccia porta a porta.
«La prima cosa che un sindaco dovrebbe fare è controllare chi vive in queste case, chi è in regola e chi no».
In che misura crede che il sovraffollamento di stranieri negli appartamenti abbia inciso sugli scontri di sabato sera?
«Il problema è la densità abitativa. In via Padova e in tutte le vie limitrofe abitano troppi stranieri».
Che fino a ora avevano convissuto in pace.
«No, due giorni fa ci è scappato il morto, ma è un continuo di intimidazioni, scippi, violenze. La metà di queste persone non ha diritto di abitare a Milano».
Sei mesi fa proprio lei aveva chiesto posti riservati ai milanesi sui mezzi pubblici. Una dichiarazione bollata da più parti come razzista...
«Io avevo solo detto, e lo ripeto: “non vorrei che tra vent’anni fossero i milanesi a chiedere il permesso per sedersi”. In via Padova gli italiani devono chiedere il permesso per camminare sul marciapiede. Lo ripeto, il problema è il sovraffollamento di stranieri nel quartiere».
E pensa che i controlli possano risolvere la situazione?
«Sono certo che la metà delle case si svuoterebbe... In Svizzera una legge federale, la Lex Koller, prevede forti restrizioni, per chi non è cittadino svizzero, per l’acquisto di una casa o l’apertura di un’attività commerciale».
Quindi?
«Fermiamo per un anno le vendite di case e di attività commerciali a tutti gli extracomunitari».
Questo non c’entra molto con gli scontri di sabato.
«E invece sì. Il problema è che da una parte ci sono appartamenti affittati in nero e quindi illegalità, dall’altra stranieri irregolari, che hanno colonizzato interi quartieri. È una questione di numeri e di cultura».
Non teme, con le sue parole, di scatenare violenza fai da te e caccia allo straniero da parte dei cittadini esasperati?
«La mia preoccupazione è che se non si fa nulla si rischia che la situazione peggiori».
Una «boutade» per finire in prima pagina?
«Non ho nessun bisogno di finire in prima pagina e ne farei volentieri a meno».
In via Padova erano stati inviati i militari...
«Con il ministro Maroni stiamo valutando quanti agenti di polizia possa inviare il governo sul territorio».
Venerdì è prevista una fiaccolata della Lega e un consiglio comunale straordinario.
«La ragione è semplice: non possiamo permettere che nel giro di qualche giorno l’emergenza finisca nel dimenticatoio».