La radio come elemento cardine, di forza e di energia durante un assedio durato quasi due anni, tra l'estate del 1942 ed il febbraio del 1943. Solo questa sera e domani al teatro Litta (ore 20.30), è in scena la prima nazionale di «Ascolta! Parla Leningrado... Leningrado suona», lo spettacolo scritto e diretto da Sergio Ferrentino che vuole evocare, e quindi far sentire in modo quanto più diretto, la sofferenza vissuta in un momento specifico della Seconda Guerra Mondiale, quale lassedio di Leningrado. I soldati dell'Armata Rossa si opposero alle forze tedesche, italiane, romene ed ungheresi per il controllo dell'importante centro politico ed economico di Stalingrado: attraverso uno studio approfondito dei documenti del tempo e la consulenza dello storico Giampiero Piretto, lo spettacolo vuole parlare della sofferenza di quel momento, e della forza che le persone traevano dalla radio, come mezzo per incitarli a resistere: «Ho scoperto, e ho scelto di parlare, di questo rapporto strano e interessante tra musica, parole e la battaglia», dice Sergio Ferrentino.
Lidea di questo lavoro parte dai due radiodrammi che Ferrentino ha scritto per la Radio Svizzera italiana nel 2006, «si trattava di una sperimentazione, era una diretta con ventitré attori». Lo spettacolo di oggi e domani racconterà la dura sopravvivenza dei cittadini di Stalingrado, le loro storie: storie di soldati al fronte, di libri bruciati per scaldarsi, di camionisti lanciati a tutta velocità sulle strade di ghiaccio per portare viveri o trarre in salvo persone. «La radio ha permesso sempre la trasmissione di poesia, i russi in quel momento hanno vissuto attraverso la cultura che la radio trasmetteva» dice ancora Ferrentino.
Novecento giorni, un milione di morti: questo, in cifre, è l'assedio di Leningrado, il più lungo della storia moderna. Per raccontare davvero quest'assedio, per uscire dalla statistica nuda e cruda, occorreva dunque restringere il campo, cercare l'angolazione giusta, scegliere un punto di vista, o magari un punto di ascolto. I Tedeschi avevano stretto la città in una morsa implacabile, niente e nessuno poteva oltrepassare quel cerchio d'acciaio. A parte una voce, la voce di Radio Leningrado.
Documenti esistenti e ritrovati, musiche e parole pronunciate e sentite realmente per raccontare gli anni dellassedio: solo una sarà la grande assente: «Ho appositamente deciso di non far sentire la Settima di Sostakovic, composta appositamente per resistere strenuamente allultimo attacco. Erano centosedici musicisti, fu un evento la cui forza in teatro arriverà in modo indiretto: con la sua assenza si capirà che la Settima è, in fondo, il personaggio principale» conclude il regista.
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