«Leo? Non mi sento tradito da chi s’è fermato così poco»

Gianfelice Facchetti, come ha vissuto il tradimento di Leonardo?
«È durato così pochi mesi - risponde uno dei figli di Giacinto, l’ex presidente dell’Inter scomparso 5 anni fa - che non c’è stato il tempo materiale per sentirsi “traditi”. Sbagliato il tempo della separazione, fra 20 giorni inizia la preparazione, il 6 agosto c’è la Supercoppa Italiana, ora la società deve decidere in fretta».
Peraltro Moratti è abituato a cambiare: solo Cuper, Mancini e Mourinho hanno resistito almeno due stagioni intere.
«Ricordo l’addio del portoghese durante la festa per la Champions. Idem, a fine anno, la gioia del mondiale per club rovinata poco dopo, con la separazione da Benitez. Leo aveva chiuso la stagione in maniera dignitosa, con la coppa Italia. Il bene dell’Inter e dei tifosi deve venire prima di tutto, chi decide di andarsene non può avere il potere di rovinare la soddisfazione per un trofeo conquistato».
Mihajlovic è il preferito: a Bologna subentro da 5,5 (con esonero), a Catania da 7,5; a Firenze la prima stagione completa, da 6 scarso e contestazioni.
«Eppure la famiglia Della Valle non se ne priverà facilmente. Chiunque abbia un tecnico contrattualizzato chiede fior di quattrini perché deve riprogrammare. E poi ricordo Luca Toni: prima di passare al Bayern era quasi d’accordo con l’Inter, la proprietà viola fece di tutto perché non venisse».
Ma bastano due anni da giocatore nerazzurro e altrettanti da vice, per riaffidarsi a Sinisa?
«All’Inter è stato utile, si è affezionato e la gente gli ha riconosciuto qualcosa dei trofei vinti».
Delio Rossi, Ranieri, Gasperini, lo stesso Zenga: non hanno dimostrato di più?
«Il buon curriculum non basta, serve uno che conosca l’ambiente, magari il fior fiore dei tecnici italiani non è compatibile».
Avanti con il “guardiolismo”, allora.
«È la tendenza del momento, impensabile sino a pochi anni fa: puntare su giovani, come Leonardo. E Mourinho ha portato così tanta energia che ha creato un vuoto. Non va riempito con surrogati, serve una leadership tecnica diversa e il coraggio di seguirla».
Chi preferisce fra le alternative?
«Villas Boas, anche se allena da appena due stagioni. Era collaboratore di Mou, a 34 anni è già una figura positiva, per un progetto di continuità».
Però Snejider, Eto’o, Lucio e Maicon se ne vorrebbero andare.
«Sono esche gettate dai procuratori. Se non salta fuori la squadra giusta, elemosinano in società per un ritocco. È la stessa solfa da una vita, amplificata dal web. Il mercato è immobile, nessuno ha messo a segno grandi colpi, il Milan ha preso solo El Shaarawi e Mexes svincolato. Due anni fa Snejider e Lucio arrivarono nell’ultima settimana, la scorsa estate Ibra e Robinho a due giorni dalla fine».
Come finirà il calcioscommesse?
«Attorno al pallone il giro di soldi facile attira una certa tipologia di persone, a partire dai dilettanti. Club sono sponsorizzati da agenzie di scommesse, il fatturato deriva anche da lì.

Le intercettazioni sono compromettenti, dimostrano che il calcio da solo non si tutela, ha bisogno che la giustizia ordinaria ci metta il becco. Il 2006 doveva far alzare le antenne sulle possibili contaminazioni, il codice sportivo ha dormito un sonno profondo».

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