Leone d’oro a Pina Bausch: «Senza l’Italia non sarei qui»

Dopo la richiesta del patriarca di sospendere «Messiah game», il Cda ne ha confermato la messa in scena: «Non è offensivo o blasfemo»

nostro inviato a Venezia

Pina Bausch, l’artista tedesca che ha rivoluzionato la danza e il teatro contemporaneo, torna nella «sua» Venezia per la consegna del Leone d’oro alla carriera. Proprio in Laguna, vent’anni fa, nell’ambito di un festival in collaborazione fra la Biennale e il teatro La Fenice, l’opera della Bausch venne consacrata in Italia grazie a una celebre antologica di tutti i suoi lavori. «Ma il vostro Paese - dice l’artista - rappresenta una tappa fondamentale per il mio lavoro; senza Viktor, opera commissionatami a Roma nei primi anni Ottanta da Maurizio Scaparro, la mia ricerca non sarebbe mai stata la stessa». Ismael Ivo, direttore del festival, la definisce una pioniera del linguaggio del corpo: «Oggi non si può più pensare alla danza contemporanea senza considerare la sua genialità». Il prestigioso riconoscimento va a un’artista che ha saputo rinnovare anche il teatro, rendendolo meno linguistico e concettuale, ma sempre più fisico, mescolando arti visive e corporeità come mai la danza era riuscita a fare prima. Le sue opere, sempre realizzate con la compagnia multiculturale del Tanztheater Wuppertal, tra cui ricordiamo capolavori assoluti come Café Muller, hanno rivoluzionato i canoni stessi dell’espressione scenica, traducendo, attraverso un viaggio nelle città di tutto il mondo, i segni, i gesti, le parole e il patrimonio emozionale dei luoghi per i quali l’opera nasceva. Con Pina Bausch, fanno l’apparizione sulla scena danzatori con oltre cinquant’anni, mescolati con maestria e vitalismo ad artisti più giovani. Oggi Venezia rinnova questo vincolo speciale presentando la prima esclusiva italiana di Agua, spettacolo del 2001 di ispirazione brasiliana.
Ieri intanto il «poeta del corpo e danzatore della parola» Nigel Charnock ha portato in scena Stupid men, progetto condiviso con altri due attori-danzatori e condotto lungo la linea improvvisativa che caratterizza molti dei suoi lavori.
E sempre ieri la polemica del contestato balletto del coreografo tedesco Felix Ruckert Messiah Game ha conosciuto una nuova tappa.

Dopo le critiche da parte di esponenti del mondo cattolico, e in particolare dal patriarca di Venezia, monsignor Angelo Scola, il Cda della Biennale, presieduto da Davide Croff, ha replicato confermando la messa in scena dell’opera. «Nel rispetto delle opinioni di tutti - recita una nota - lo spettacolo non contiene alcuna intenzione né offensiva né blasfema, e dunque verrà regolarmente presentato il 27 e 28 giugno».

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