Leonka legalizzato, Palazzo Marino in tilt. Scoppia la bufera sulleventuale impegno del Comune a offrire un sostegno ai leoncavallini. Mentre Giovanni Terzi riafferma che lamministrazione guidata dal sindaco Letizia Moratti «sta lavorando affinché la situazione torni nella legalità», la Casa delle libertà stoppa ogni ipotesi che lassessore ai Giovani potrebbe sin qui aver messo sul tavolo.
Ad accendere la miccia è lassessore Carla De Albertis: «Se ne devono andare. Stamani devono essere sgomberati perché quellex stamperia è un luogo occupato abusivamente contro i principi dei legalità, di diritto e di sicurezza». Come dire: il Comune «né deve fare da garante né deve tirare fuori soldi». Opzione, questultima, che naturalmente è legittima se «lassegno è firmato da qualche privato radical chic».
Linea dura, sottoscritta pure da Matteo Salvini: «Sul Leonka non ci sono spazi di trattativa. Unica possibilità è che gli autonomi sloggino da via Watteau. Altrimenti? Altrimenti niente, non esiste unalternativa». Virgolettato che non ammette repliche e che potrebbe, magari, porre qualche problemino in seno alla coalizione se la trattativa Comune-Leonka dovesse andare avanti senza il paletto messo di traverso dal Carroccio.
Paletto che diventa ancor più pesante se sommato a quelle che An definisce le quattro «precondizioni a qualsiasi trattativa»: «Dichiarazioni pubbliche di esponenti storici del Leonka che esprimono il ripudio e la rinuncia della violenza come forma politica. Condanna delleversione e del terrorismo. Assemblea aperta sul tema della violenza politica. Impegno a porre fine fisicamente allo stato di occupazione abusiva dellimmobile». Quattro condizioni che, sostengono Riccardo De Corato e Carlo Fidanza, rispettivamente vicesindaco di Milano e capogruppo consiliare An, mettono un punto fermo «un segno di discontinuità con il passato di violenza e di illegalità».
«Precondizioni» tutte interne alla maggioranza, sia quelle della Lega che di An, non affrontate però ieri mattina allincontro svoltosi a Palazzo Diotti, sede della prefettura. Faccia a faccia tra il Comune e la proprietà dellarea, Marco Cabassi: «Incontro formale, quasi di cortesia, per fare il punto della situazione e niente di più» annotano dagli uffici di corso Monforte. Idem confermano da fonti vicine alla proprietà dellarea di via Watteau.
Profilo basso, dunque, che lassessore Terzi però non rispetta: «Si sta pensando alla creazione di una fondazione privata nella quale il Comune non entra, così come non ha intenzione di mettere sul tavolo della trattativa né soldi né aree». Solida certezza che spinge Giulio Gallera capogruppo di Forza Italia a sostenere lassessore azzurro: «Così si riportano i leoncavallini nella legalità. Così anche loro staccheranno scontrini fiscali».
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