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Leonka, sì al bando. Ma il vero piano è riavere via Watteau

Il centro sociale partecipa alla gara per lo stabile di via S.Dionigi ma punta a rientrare nella cartiera

Leonka, sì al bando. Ma il vero piano è riavere via Watteau
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"L'avevamo detto, l'abbiamo fatto. Abbiamo partecipato alla manifestazione d'interesse per lo spazio di via San Dionigi - annuncia il centro sociale Leoncavallo -. Abbiamo partecipato con l'associazione Mamme Antifasciste, pur gravata di un contenzioso con il Comune che di quell'area abbandonata è proprietario". Una manifestazione di interesse sottoposta a Palazzo Marino - oggi scadono i termini per la presentazione della richiesta di uno spazio in concessione nel capannone industriale di via San Dionigi all'estema periferia est della città - "con riserva". Da un lato l'associazione Mamme antifasciste dichiara di non avere i fondi necessari per la bonifica e l'allaccio alla rete fognaria, impegno necessario per poter presentare formalmente domanda, che ammontano a circa 400mila euro, tantomeno per i lavori di riqualificazione dell'intero immobile che secondo le stime sono di 3 milioni, e sono gravati anche dal contenzioso con Palazzo Marino per il mancato pagamento della Tari (anche se il Tar ha concesso la sospensiva). Al di là di questi ostacoli pratici gli abusivi di lunga data di via Watteau ne fanno una questione politica: "Non abbiamo intenzione di pagare una bonifica dall'amianto per una struttura che sarà aperta al pubblico, questo è un difetto di come vengono scritti i bandi della pubblica amministrazione: sono opere necessarie di interesse sanitario pubblico: senza la bonifica dall'amianto la struttura rimane inagibile. Così per quanto riguarda l'allaccio alla fognatura - spiega Marina Boer presidentessa dell'associazione Mamme del Leoncavallo -. Realtà molto piccole, no profit, non devono accollarsi questi costi".

La "Colletta resistente" che era stata lanciata prima dell'estate, ovvero alla notizia dell'ultima ingiunzione di sfratto anticipata a sorpresa dallo sgombero del 21 agosto, non ha portato i frutti (leggasi i denari) sperati, ma ci sono altre strade che gli autonomi stanno portando avanti.

È infatti aperta l'interlocuzione con la proprietà, la famiglia Cabassi, che potebbe pensare di vendere l'ex cartiera di via Watteau, occupata nel 1994 "blindata" un vincolo artistico dei sottorerranei per la galleria de graffiti. L'ipotesi dell'acquisto, infatti, è stata definita plausibile. Lo sgombero a sorpresa ha fatto da catalizzatore di una serie di forze di sinistra, istituzioni come Anpi, Arci e Cgil, artisti, intellettuali, avvocati ed economisti che stanno tessendo una rete di diplomazia, relazioni e garanzie per potere arrivare all'obiettivo sperato: riprendersi l'ex cartiera. Magari inventandosi una formula nuova, per diventare un modello di economia alternativa, un modello contro il "Modello Milano" tanto criticato.

"Rientrare in via Watteau 7, dove per 31 anni siamo stati, è possibile? - scrivono nella chiusa del comunicato i compagni - Noi pensiamo di si, e ancora una volta cerchiamo di essere noi stessi: la soluzione che le amministrazioni non hanno mai trovato cercando di dare a Milano un porto sicuro per tutti, una casa stabile, un punto di appoggio".

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