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Leopoli e la Galizia, capitali dell'Impero (austro-ungarico)

Da Joseph Roth a Leopold von Masoch, da Paul Celan a Gregor von Rezzori: oggi sarebbero scrittori ucraini

Leopoli e la Galizia, capitali dell'Impero (austro-ungarico)

Un po' russa, un po' austro-ungarica. Per secoli è stato questo il destino dell'Ucraina: nella parte orientale alle prese con l'espansionismo dello zar di Mosca a danno, tra l'altro, dei Cosacchi; in quella occidentale frontiera estrema dell'Impero di Vienna. Cardine tra due mondi, il Paese ha dato alla luce scrittori che personificano l'anima russa come Nikolaj Gogol e allo stesso tempo ha nutrito la schiera dei narratori della cosiddetta «Finis Austriae», con nomi famosi della letteratura in lingua tedesca come Joseph Roth, l'autore della Marcia di Radetsky e della Leggenda del Santo Bevitore, nato a Brody, non lontano dall'attuale confine polacco e bielorusso.

Sin dal Medioevo sotto il dominio polacco-lituano, la zona di Leopoli viene inglobata a partire dalla fine del Settecento nell'Impero Austro-Ungarico. È il Regno di Galizia e Lodomiria, una delle tante corone che i sovrani di Vienna accumulano nel tempo come dominio dinastico. È anche una terra lontana, dal sapore esotico e selvaggio, dove funzionari e ufficiali sperano di non essere inviati per non allontanarsi troppo dalle mollezze della vita viennese.

Un po' esotica la Galizia lo è davvero: i maggiorenti di lingua tedesca sono un'esigua minoranza. Vivono in mezzo a ruteni (come vengono chiamati gli ucraini), polacchi, e ai molti ebrei orientali che parlano una lingua considerata un imbastardimento del tedesco, l'yiddish. Alla Galizia viene unita anche la Bucovina, la parte a Nord della Bessarabia liberata dal dominio ottomano. Qui si parla soprattutto romeno.

In questa mescolanza di popoli, lingue e religioni nasce Joseph Roth. Brody, la sua città natale, è l'ultima dell'Impero, l'ultimo centro civilizzato prima del confine russo, praticamente ai confini dell'Asia. Lui, nipote di un rabbino, studia a Leopoli per trasferirsi poi a Vienna e infine morire, ormai esule, a Parigi nel 1939. Quando l'impero è finito lo celebra raccontando la storia di una famiglia di recente nobiltà, i Von Trotta. Negli «Ebrei erranti», descrive invece il mondo degli Ost-Juden, le comunità ebraiche degli shtetl e delle città dell'Europa orientale. Oltre che opera letteraria è una testimonianza storica di una realtà definitivamente cancellata dagli anni del nazismo.

A descrivere il mondo dell'Ucraina occidentale ne I racconti galiziani è anche un altro scrittore di lingua tedesca, originario di Leopoli, Leopold von Sacher-Masoch. Il suo libro più famoso è Venere in pelliccia. Pochissimi l'hanno letto, ma il nome di von Masoch è universalmente noto per la patologia che gli studiosi hanno teorizzato esaminando le sue opere e la sua biografia.

Non basta. La pattuglia degli scrittori di lingua tedesca nati nell'attuale Ucraina è molto più lunga. Una delle figure più enigmatiche è Paul Celan (il suo vero nome era Paul Antschel), nato nel 1920 a Cernauti, l'attuale Cernivci, in tedesco Cernowitz, a un passo dal confine romeno. Todesfuge, fuga dalla morte, la sua poesia più conosciuta, è uno dei tentativi più discussi di elaborazione poetica dell'Olocausto.

Nella stessa città di Celan, Cernivci è nato Gregor Von Rezzori, conosciuto dalle nostre parti anche per i suoi legami con la Penisola (la famiglia era di origine italiana e lui sposò una nobildonna milanese, Beatrice Monti della Corte). Le sue «Memorie di un antisemita», raccontano la storia di un ragazzo nato in Bucovina e costretto a confrontarsi con la diversità di popoli, lingue e culture della Regione.

Una ricchezza che le pulizie etniche del Novecento si sono incaricate di far sparire.

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