Finisce con lei, Patrizia DAddario, che, tamponate per lennesima volta le lacrime, spera di «essere una lezione per le ragazze giovani». E con lui, Gad Lerner, che porta a casa un insperato 3,9 per cento di share con punte del 6,6 per cento: fanno un milione e 335mila spettatori, che qui su La7 a così tarda sera non si contavano dalla lunga diretta dellagonia di Papa Wojtyla. Quella volta in realtà Lerner fu sfortunato: lannuncio della morte lo bucò, era in pubblicità. Laltra sera invece, lInfedele non ne ha sbagliata una. Il paragone non sembri azzardato, poiché i toni erano egualmente solenni. Leditorialista dellOsservatore Romano Lucetta Scaraffia ad analizzare la prostituzione secondo il Vangelo, il teologo Vito Mancuso a discettare delle convergenze parallele fra anima e corpo e non dimentichiamo lo spirito, lo scrittore Pietrangelo Buttafuoco a sviscerare «listinto dionisiaco», Ida Dominijanni del Manifesto a ricordare lannosa questione della credibilità della parola femminile rispetto a quella maschile e via così volando alto. A metà fra fede e filosofia, fra femminismo e storia lei, Patty.
La telecamera indugia sulle lacrime, impietosa con locchiaia, incurante della ruga. La «escort più famosa del pianeta», come con rammarico si autodefinisce, dismesse le trasparenze della vestaglia di pizzo e appesa al chiodo la guêpière, indossa un tailleur nero in rigoroso pantalone. Con voce rotta racconta che brutta fine ha fatto: le discoteche sono un ricordo lontano, «ora il sabato e la domenica li passo in casa a leggere», silenzio imbarazzato in studio. A ogni domanda risponde alternando due concetti: «Ho scritto un libro» e «Nessuno si è mai chiesto che cosa cè dentro di me. Prima di diventare una escort ero unartista, dalletà di 12 anni, ma nessuno ne ha mai parlato». Anche qui nessuno ne parla, ma questa resta lo stesso la serata della riscossa. Le tocca sorbirsi la fin troppo dotta discussione sul rapporto fra corpo e potere, vero, e pure quei paragoni con Natalie, il trans di Marrazzo. A Lerner che le domanda, «se mi posso permettere in base alla sua esperienza personale», se il sesso sia in effetti diventato una merce, altro non può rispondere con un faccia un po lei: «Direi proprio di sì, il mio corpo è stato in vendita». Ma qui almeno cè unindignata Dominijanni che accusa la società cinica e bara e maschilista: Patrizia non lavora più, capite? Cè Mancuso che sottolinea le sue lacrime allurlo di: vedete? Anche lei ha unanima.
Su tutti, un inarrivabile Lerner. Gad che legge ampi stralci del suo libro, «Gradisca presidente», tutta manna per una che è in tournée per pubblicizzarlo, accusa che «in Italia mi hanno invitata in tv solo Annozero e adesso lInfedele» ma intanto la settimana prossima sarà anche ad Iceberg e poi chissà. Gad che quando lei si commuove «sulle immagini di mio padre» si scusa, «mi spiace, le abbiamo prese dal suo libro», «No, no, grazie». Ancora Gad che anche le domande più scomode gliele pone con delicatezza, resterà agli annali della tv il seguente siparietto: «Ma gli uomini con cui lei ha avuto rapporti a pagamento, dopo li ha visti felici?», «Dipende da cosa intende per felicità, erano tranquilli», «Rilassati?», «Avevano bisogno di parlare...».
E insomma Gad che, attento come un innamorato, quasi riesce a farla ricredere sul fatto che gli uomini siano tutti «feroci», come li definisce nel libro. E che importa se lui pure, in fondo, si iscrive alla categoria degli «utilizzatori finali». È laudience, bellezza. Infatti il pubblico non schioda, Lerner a ogni pausa pubblicitaria sollecita a «intervenire sul mio blog» e annuncia che «appena riprendiamo la linea ho una domanda per la DAddario» anche se poi non è vero, nessuno comunque spegne la tv, è quasi mezzanotte ma vabbè, il giorno dopo è festa, e Patrizia ancora deve parlare della famosa notte a palazzo Grazioli. Chissà, magari cè pure qualcuno, fra il pubblico a casa, che vorrebbe sentirle spiegare quel ricatto, lei che si sdraia sullormai famoso «lettone di Putin» perché spera che il premier le faccia ottenere le autorizzazioni per costruire il sospirato residence che era il sogno di suo padre «morto suicida», e per questo registra la famosa notte col premier che poi venderà a tutti i giornali e alle tv che avranno la grazia di darle spazio.
E infine eccolo, il sesto e ultimo blocco della trasmissione. È il momento clou. Finalmente Gad si ricorda di essere un giornalista, e fa lattesa domanda. Il residence. Ma del ricatto non cè traccia. Eppure bastava leggere il libro: «Il premier? Che ci crediate o meno non ho pensato neanche per un attimo ai soldi che avrei potuto guadagnare da quellincontro. Un solo pensiero mi è balenato, lui può tutto, lui mi aiuterà. Mi farà costruire il residence, farò lalbergatrice, smetterò di fare il mestiere. Sì, Silvio Berlusconi era la chiave del mio futuro». Macché. Gad come Giletti: «Glielo chiedo per favore, basta, rinunci a quel residence maledetto, per la serenità sua e di sua figlia». «No». «Lasci perdere...». «Non posso.
Ecco. Verità e giustizia per Patrizia. O almeno unautorizzazione edilizia.
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