Il grado di preparazione? «È sceso, anche se negli anni Settanta e Ottanta cera più effervescenza». Vincenzo Ferrari, sociologo e filosofo del diritto, è stato preside della facoltà di giurisprudenza della Statale di Milano dal 2000 al 2006 e oggi è direttore della Scuola di dottorato in scienze giuridiche nella stessa università. Insomma, è in grado di stilare una diagnosi assai approfondita della «malattia» che colpisce molti studenti italiani.
Cominciamo dallortografia e dalla grammatica. Davvero si leggono errori imperdonabili?
«Recentemente in una tesi abbiamo trovato "laddove", inteso come laddove ma con lapostrofo. E quando la mia collega lha fatto notare, la ragazza ha risposto che il correttore automatico aveva fatto passare quel termine. Frequenti anche i casi in cui si mette lapostrofo a sproposito, per esempio dopo larticolo "un" al maschile».
Difficile debellare il virus dellignoranza.
«Abbiamo toccato il fondo una decina danni fa. Poi credo sia cominciata la risalita».
Professore, si consola come può?
«Tenga presente che i tempi sono cambiati. Le matricole alla Statale nel 58, il mio anno di iscrizione a giurisprudenza, erano 250, oltretutto provenienti solo dai licei classici; nel 94 siamo arrivati a seimila, con percorsi assai diversi. I numeri non sono comparabili, la società è cambiata, anche il mondo del diritto è andato disordinandosi. Prima era tutto più chiaro, lineare, definito».
Parliamo dei congiuntivi. I ragazzi li sanno usare?
«Pare di no. Sarebbe opportuno impiegare il congiuntivo per esprimere un dubbio, ma a quanto pare larte del dubbio si è persa».
La punteggiatura?
«Qui siamo davvero allanno zero. Purtroppo non si fanno più i dettati "muti" di una volta e nelle tesi si percepisce questa insensibilità».
Il lessico?
«Si è impoverito».
Non salva niente?
«No, non è che i ragazzi siano meno intelligenti di una volta. È che negli anni Cinquanta o Sessanta la lezione era un rito, i professori incutevano terrore, latmosfera era più rarefatta. Però cera anche più conformismo, meno libertà, i ragazzi erano più ingessati. Poi il 68 ha cambiato tutto. Nel bene e nel male».
Lacune in italiano. E per il resto?
«La storia è spesso un grande cratere. La Rivoluzione francese balla su e giù per i secoli, i miei giovani sanno chi è Mussolini o Gramsci ma se solo passiamo ai fratelli Rosselli o a Gobetti su quaranta saranno due o tre quelli che alzano la mano.
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