E il rifiuto si fece arte. La materia informe, usata, abbandonata, sporca, inutile, si trasformò in oggetto nuovo da indossare, guardare, pensare, attraversare, annusare. È un elogio del mutamento e del riciclaggio, la mostra «Rifiuti preziosi - Il Nouveau Réalisme e la Cultura Contemporanea», nel fiorentino Palazzo Strozzi (La Strozzina) fino al 30 giugno (curata da Maurizio Vanni).
Si tratta di un percorso fantasioso, giocoso, colorato che coinvolge vista, udito, tatto e olfatto e si divide in tre sezioni, dando spazio a scultura, fotografia, pittura, design. Celebrazione della spazzatura che si impreziosisce nella sezione storica, quella di artisti che hanno fatto la storia dellarte di una fetta di Novecento: Arman con le sue accumulazioni di rasoi o di porcellane cinesi frantumate (opere degli anni Sessanta), Enrico Baj con il suo ironico Generale del 1973, lavoro in acrilico e collage su tavola, gli Empaquetage di Christo che soffoca gli oggetti con la plastica e lo spago, la Marilyn truccata di Mimmo Rotella, gli scarti di Lucio Del Pezzo, gli «assemblages» di Gérard Deschamps, gli inquietanti ferri e legni dipinti che evocano ghigliottine di Louise Nevelson.
Poi ci sono gli artisti che hanno realizzato per loccasione le loro opere, come Amanda Lear e il suo Angelo Custode dalle forme femminili e con ali dinchiostro e preservativi rosa, Giuliano Tomaino con Agilulfo, cavalluccio che sembra un giocattolo con la struttura di legno e ferro e interamente coperto da biglie di vetro, Giovanni Erbabianca e le sue sculture composte da parti di elettrodomestici, Luisa Cevese, le sue borse fatte di ritagli di giornali .
Il viaggio nella storia dei rifiuti comprende anche cinquantanni di documenti fotografici con video finale che raccontano del Quadrifoglio, azienda che si occupa della pulizia di Firenze e che ha messo a disposizione le foto provenienti dal suo archivio. Interessante il documentario del regista Mimmo Calopresti Appunti per un romanzo sullimmondezza, tutto su materiale cinematografico inedito girato da Pasolini in occasione dello sciopero dei netturbini il 24 aprile 1970.
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