L'eutanasia di Malpensa,
infrastrutture che stentano
a partire, 500 milioni di
euro a Roma e 150 a Milano,
una Finanziaria che penalizza
i Comuni virtuosi. Nessuna
risposta all’allarme sicurezza,
all’immigrazione clandestina,
alla diffusione della
droga, della prostituzione. Il
governo abbandona il Nord.
«C’è una gravissima sottovalutazione
dei problemi». Letizia
Moratti è il primo sindaco
donna di Milano. E anche il
primo ad aver portato in piazza
i cittadini per chiedere
nuove leggi per combattere
la criminalità.
Sindaco Moratti, hanno scelto
di far fuori Malpensa per
salvare Alitalia. La lobby romana
vince ancora?
«Non vince nessuno. È un
progetto sbagliato. Non per
Milano, non per la Lombardia.
Questo è
un progetto
sbagliato per
l’intero Paese».
Così si pensa.
Ma solo al di sopra
del Po.
«Il piano di Alitalia
è assurdo,
ridimensiona
l’aeroporto
che è collocato
lì dove c’è il
mercato. Le
merci, i biglietti
venduti. Malpensa
è l’unico
vero hub d’Italia.
Lo dicono i
numeri: in Europa
è al quinto
posto con il
34 per cento dei passeggeri
in transito. Fiumicino è molto
più indietro».
E allora?
«Allora il governo, come ha
fatto l’Olanda, ha la responsabilità
di porre, al potenziale
acquirente, vincoli coerenti
con la propria politica economica,
finanziaria, passeggeri,
merci, dei trasporti, del
turismo».
Non lo fa.
«Ed è gravissimo. Non è una
questione del Nord, ma un
problema politico nazionale.
Lo ripeto, non avere un hub lì
dove c’è il mercato significa
non poter più decidere nulla
in autonomia».
Sindaci, governatori, industriali
si sono sollevati, ma
non è cambiato proprio nulla.
«Nel governo c’è una gravissima
sottovalutazione complessiva
dei problemi del
Nord».
Vuol dire che
con il centrosinistra
è aumentato
lo
scollamento?
Che si apre
una questione
settentrionale?
«Basta guardare
alla difficoltà
di ottenere
le infrastrutture
necessarie
alla nostra economia.
Abbiamo
avuto 150
milioni di euro
solo grazie alla
particolare sensibilità
di un ministro come Antonio
Di Pietro. Roma di milioni
ne ha avuti 500 e oltre a
ciò anche la deroga dal patto
di stabilità per le infrastrutture.
Questo significa un’enorme
elasticità nel bilancio. E
poi l’Ici».
Milano l’ha tagliata per prima.
«Siamo un Comune
virtuoso, eppure
il governo ci penalizza.
Nel taglio
dell’Ici previsto
dal governo si aumentano
le detrazioni
ai Comuni
che hanno le tasse
più alte, penalizzando invece
quelli
che la hanno abbassate.
Concedendo più contributi
a chi ha i conti meno
in ordine. Parliamo del 50 o
60 per cento in più. Milano e
la Lombardia sono il motore
del Paese, guai a dimenticarsene.
Sarebbe un problema
anche per il Sud».
A tasse Milano come sta?
«Le abbiamo abbassate. Meno
4,2 per cento contro un
più 8,5 della media nazionale.
E questo aumentando di
94milioni di euro i servizi: famiglia,
cultura, sicurezza. E
nonostante 68 milioni di euro
di trasferimenti in meno
dal governo».
Avrà mica la bacchetta magica...
«Abbiamo razionalizzato le
spese, rifatto gare d’appalto,
pulizie, macchine, calore. Rinegoziato
i mutui, recuperato
i crediti».
Vuol dire che il sindaco del
futuro sarà più manager
che politico?
«Sì. Con tutto il rispetto per
la politica che deve comunque
dare le linee guida. Quest’anno
siamo riusciti a investire
500 milioni di euro, il
doppio dell’anno passato, in
opere pubbliche per cultura,
sport, tempo libero grazie al
progetto di valorizzazione
del patrimonio comunale.
Grazie alla fusione tra Aem e
Asm, in un mercato così competitivo
come quello dell’energia,
abbiamo creato le
condizioni per dare ai nostri
cittadini servizi migliori a
prezzi competitivi. Ancora,
grazie ai soldi spesi per riqualificare
l'Arena possiamo
ospitare gli Europei di Atletica,
così come investendo nel
Museo della Scienza e della
Tecnica potremo accogliere
nel 2009 il summit mondiale
dei Musei scientifici. Con la
stessa logica di investimenti
abbiamo messo in cantiere il
rifacimento di Arengario, Rotonda
della Besana, Ansaldo».
Milano è anche la prima città
ad aver tolto le auto blu
agli assessori. Un antidoto
all’ondata di antipolitica alla
Beppe Grillo?
«Razionalizzando le spese si
risparmia. E si può investire
di più per i cittadini».
Ma a Milano parte anche
l’Ecopass. C’è chi dice che
sia solo una nuova tassa per
circolare in centro.
«Falso. È un
modo nuovo
per affrontare
il problema dell’inquinamento
e della salute
che finora, con
le iniziative
messe in campo,
non ha dato
risultati particolarmenteefficaci.
Un modello
che in tante
città stanno
guardando con
interesse. E
che a febbraio
illustrerò anche
all’Onu».
Della Finanziaria
del governo
che cosa
pensa?
«Deludente. Nessuna
risposta al tema della
sicurezza, nessun aiuto
ai sindaci per opporsi
alla criminalità. Oggi
è questo il vero problema
dei cittadini che
si sentono
insicuri, abbandonati.
Ci sono flussi
migratori non
regolati,
prostituzione, grande diffusione
di
droga per
colpa della
confusione tra
spaccio e consumo. E con le
idee di ministri come Paolo
Ferrero sarà sempre peggio».
Lei è sindaco, qualcosa potrà
pur fare.
«Abbiamo investito soldi nell’assunzione
di 200 nuovi vigili,
nell’illuminazione, negli
incentivi ai negozianti per
l’acquisto di telecamere antirapina.
Ma questi sono sempre
sforzi nostri, il governo è
assente. Ci vogliono leggi, decreti,
regole, basta disegni di
legge che poi spariscono. Di
fronte a disagio e degrado la
gente ha paura e i sindaci sono
impotenti».
Al premier Romano Prodi
cosa chiede in regalo per il
2008?
«Un decreto legge sulla sicurezza
e poi Malpensa valorizzata,
un piano infrastrutture
che colmi il deficit del Nord
rispetto al Centro Sud e un
raddoppiato impegno per vincere
l’Expo universale del
2015. Una grande occasione
per Milano e per l’Italia. Sei
mesi e 7mila eventi, 29 milioni
di visitatori da tutto il mondo,
14 miliardi di euro di investimenti
e 70mila nuovi posti
di lavoro».
Sullo scacchiere internazionale
è un brutto colpo l’assassinio
di Benazir Bhutto:
donna, politico, già primo
ministro.
«Bisogna moltiplicare gli
sforzi, creare occasioni di dialogo
tra le culture per isolare
gli estremisti».
Basterà?
«No. Bisogna
anche ridurre
le distanze tra
ricchi e poveri.
Aiutare i Paesi
in via di sviluppo,
creare lì impresa,
istruzione,
capitale
umano. Solo
così si può frenare
l’immigrazione
dovuta
alle difficili
condizioni di vita».
L’Expo potrebbe
essere
un’occasione
di dialogo tra i
popoli?
«Sì e per questo
abbiamo scelto come tema
l’alimentazione, la vita,
lo sviluppo, l’accesso all’acqua,
la solidarietà e la cooperazione».
Lei lega l’accoglienza degli
extracomunitari al rispetto
della legalità.
«Una condizione imprescindibile.
Il resto è soltanto falsa
solidarietà».
«Una politica che riduca il carico fiscale. Che recuperi efficienza per dare più servizi e che semplifichi la vita ai cittadini perché ognuno possa avere più opportunità, più responsabilità, più libertà per le proprie scelte di vita».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.