Letizia Moratti: "Il governo ha deciso di abbandonare il Nord"

Il sindaco di Milano: "Questa città e la Lombardia sono il motore del Paese, guai dimenticarsene. Malpensa è l’unico vero hub italiano, così facendo s’indebolisce il sistema Italia. Senza un nostro vettore non siamo autonomi. La vendita di Alitalia? Un suicidio. C'è una gravissima sottovalutazione dei problemi: basta guardare alla difficoltà di ottenere le infrastrutture necessarie alla nostra economia"

Letizia Moratti: "Il governo ha deciso di abbandonare il Nord"

L'eutanasia di Malpensa, infrastrutture che stentano a partire, 500 milioni di euro a Roma e 150 a Milano, una Finanziaria che penalizza i Comuni virtuosi. Nessuna risposta all’allarme sicurezza, all’immigrazione clandestina, alla diffusione della droga, della prostituzione. Il governo abbandona il Nord. «C’è una gravissima sottovalutazione dei problemi». Letizia Moratti è il primo sindaco donna di Milano. E anche il primo ad aver portato in piazza i cittadini per chiedere nuove leggi per combattere la criminalità.
Sindaco Moratti, hanno scelto di far fuori Malpensa per salvare Alitalia. La lobby romana vince ancora?

«Non vince nessuno. È un progetto sbagliato. Non per Milano, non per la Lombardia. Questo è un progetto sbagliato per l’intero Paese».
Così si pensa. Ma solo al di sopra del Po.
«Il piano di Alitalia è assurdo, ridimensiona l’aeroporto che è collocato lì dove c’è il mercato. Le merci, i biglietti venduti. Malpensa è l’unico vero hub d’Italia. Lo dicono i numeri: in Europa è al quinto posto con il 34 per cento dei passeggeri in transito. Fiumicino è molto più indietro».
E allora?
«Allora il governo, come ha fatto l’Olanda, ha la responsabilità di porre, al potenziale acquirente, vincoli coerenti con la propria politica economica, finanziaria, passeggeri, merci, dei trasporti, del turismo». Non lo fa.
«Ed è gravissimo. Non è una questione del Nord, ma un problema politico nazionale. Lo ripeto, non avere un hub lì dove c’è il mercato significa non poter più decidere nulla in autonomia».
Sindaci, governatori, industriali si sono sollevati, ma non è cambiato proprio nulla.
«Nel governo c’è una gravissima sottovalutazione complessiva dei problemi del Nord».
Vuol dire che con il centrosinistra è aumentato lo scollamento? Che si apre una questione settentrionale?
«Basta guardare alla difficoltà di ottenere le infrastrutture necessarie alla nostra economia. Abbiamo avuto 150 milioni di euro solo grazie alla particolare sensibilità di un ministro come Antonio Di Pietro. Roma di milioni ne ha avuti 500 e oltre a ciò anche la deroga dal patto di stabilità per le infrastrutture. Questo significa un’enorme elasticità nel bilancio. E poi l’Ici».
Milano l’ha tagliata per prima.
«Siamo un Comune virtuoso, eppure il governo ci penalizza. Nel taglio dell’Ici previsto dal governo si aumentano le detrazioni ai Comuni che hanno le tasse più alte, penalizzando invece quelli che la hanno abbassate. Concedendo più contributi a chi ha i conti meno in ordine. Parliamo del 50 o 60 per cento in più. Milano e la Lombardia sono il motore del Paese, guai a dimenticarsene. Sarebbe un problema anche per il Sud».
A tasse Milano come sta?
«Le abbiamo abbassate. Meno 4,2 per cento contro un più 8,5 della media nazionale. E questo aumentando di 94milioni di euro i servizi: famiglia, cultura, sicurezza. E nonostante 68 milioni di euro di trasferimenti in meno dal governo».
Avrà mica la bacchetta magica...
«Abbiamo razionalizzato le spese, rifatto gare d’appalto, pulizie, macchine, calore. Rinegoziato i mutui, recuperato i crediti».
Vuol dire che il sindaco del futuro sarà più manager che politico?
«Sì. Con tutto il rispetto per la politica che deve comunque dare le linee guida. Quest’anno siamo riusciti a investire 500 milioni di euro, il doppio dell’anno passato, in opere pubbliche per cultura, sport, tempo libero grazie al progetto di valorizzazione del patrimonio comunale. Grazie alla fusione tra Aem e Asm, in un mercato così competitivo come quello dell’energia, abbiamo creato le condizioni per dare ai nostri cittadini servizi migliori a prezzi competitivi. Ancora, grazie ai soldi spesi per riqualificare l'Arena possiamo ospitare gli Europei di Atletica, così come investendo nel Museo della Scienza e della Tecnica potremo accogliere nel 2009 il summit mondiale dei Musei scientifici. Con la stessa logica di investimenti abbiamo messo in cantiere il rifacimento di Arengario, Rotonda della Besana, Ansaldo».
Milano è anche la prima città ad aver tolto le auto blu agli assessori. Un antidoto all’ondata di antipolitica alla Beppe Grillo?
«Razionalizzando le spese si risparmia. E si può investire di più per i cittadini».
Ma a Milano parte anche l’Ecopass. C’è chi dice che sia solo una nuova tassa per circolare in centro.
«Falso. È un modo nuovo per affrontare il problema dell’inquinamento e della salute che finora, con le iniziative messe in campo, non ha dato risultati particolarmenteefficaci. Un modello che in tante città stanno guardando con interesse. E che a febbraio illustrerò anche all’Onu».
Della Finanziaria del governo che cosa pensa?
«Deludente. Nessuna risposta al tema della sicurezza, nessun aiuto ai sindaci per opporsi alla criminalità. Oggi è questo il vero problema dei cittadini che si sentono insicuri, abbandonati. Ci sono flussi migratori non regolati, prostituzione, grande diffusione di droga per colpa della confusione tra spaccio e consumo. E con le idee di ministri come Paolo Ferrero sarà sempre peggio».
Lei è sindaco, qualcosa potrà pur fare.
«Abbiamo investito soldi nell’assunzione di 200 nuovi vigili, nell’illuminazione, negli incentivi ai negozianti per l’acquisto di telecamere antirapina. Ma questi sono sempre sforzi nostri, il governo è assente. Ci vogliono leggi, decreti, regole, basta disegni di legge che poi spariscono. Di fronte a disagio e degrado la gente ha paura e i sindaci sono impotenti».
Al premier Romano Prodi cosa chiede in regalo per il 2008?
«Un decreto legge sulla sicurezza e poi Malpensa valorizzata, un piano infrastrutture che colmi il deficit del Nord rispetto al Centro Sud e un raddoppiato impegno per vincere l’Expo universale del 2015. Una grande occasione per Milano e per l’Italia. Sei mesi e 7mila eventi, 29 milioni di visitatori da tutto il mondo, 14 miliardi di euro di investimenti e 70mila nuovi posti di lavoro».
Sullo scacchiere internazionale è un brutto colpo l’assassinio di Benazir Bhutto: donna, politico, già primo ministro.
«Bisogna moltiplicare gli sforzi, creare occasioni di dialogo tra le culture per isolare gli estremisti».
Basterà?
«No. Bisogna anche ridurre le distanze tra ricchi e poveri. Aiutare i Paesi in via di sviluppo, creare lì impresa, istruzione, capitale umano. Solo così si può frenare l’immigrazione dovuta alle difficili condizioni di vita».
L’Expo potrebbe essere un’occasione di dialogo tra i popoli?
«Sì e per questo abbiamo scelto come tema l’alimentazione, la vita, lo sviluppo, l’accesso all’acqua, la solidarietà e la cooperazione».
Lei lega l’accoglienza degli extracomunitari al rispetto della legalità.
«Una condizione imprescindibile. Il resto è soltanto falsa solidarietà».

Cosa augura agli italiani per il 2008?
«Una politica che riduca il carico fiscale. Che recuperi efficienza per dare più servizi e che semplifichi la vita ai cittadini perché ognuno possa avere più opportunità, più responsabilità, più libertà per le proprie scelte di vita».

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