Gentile direttore,
da quando, un anno fa, ho preso la guida dell’Agenzia delle Entrate sto costantemente lavorando, insieme ai miei collaboratori, per migliorare la qualità degli accertamenti ed evitare azioni indiscriminate, giustificate dalla lotta all’evasione. Fin dall’inizio del nostro mandato, abbiamo sempre sottolineato la necessità di non colpire o, peggio ancora, vessare intere categorie, nella consapevolezza che «nel mucchio» su cui si sta sparando, ci siano anche degli evasori. Siamo convinti, infatti, che è indispensabile un approccio scientifico e di qualità nell’attività di controllo, possibile grazie all’utilizzo di tutte le informazioni presenti nelle nostre banche dati. Inoltre, l’Agenzia riconosce il ruolo centrale del contraddittorio con il contribuente, come momento fondamentale per l’attività di accertamento, che può fornire le più ampie motivazioni e giustificazioni in ordine alla correttezza del proprio agire fiscale.
Il clima più disteso e collaborativo con categorie e professionisti lo dimostra.
Non siamo evidentemente in grado di verificare l’operato del nostro funzionario in relazione al caso contestato ieri nel vostro articolo, ma voglio rassicurare il contribuente che esistono sul territorio diverse strutture, gerarchicamente ordinate, a cui avrebbe potuto rivolgersi per contestare l’accaduto. In ogni caso, se quanto affermato dal lettore è vero, il comportamento del nostro funzionario è di certo contrario alle direttive fornite ai nostri uffici in questi mesi, che non vanno assolutamente nella direzione di «colpire 10 innocenti per pizzicare un delinquente», ma esattamente nella direzione opposta. Le pecore nere, però, ci sono in tutte le «famiglie», ma non possono assolutamente vanificare gli sforzi e l’impegno di tutti i colleghi che con professionalità e dedizione perseguono una lotta all’evasione mirata ed efficace.
Un’ultima annotazione. Resto fermamente convinto della bontà dell’accertamento sintetico che ci consente di rilevare l’eventuale incoerenza tra i redditi dichiarati e il tenore di vita. Se, come a volte accade, le spese dimostrano una forte capacità economica ingiustificata rispetto a quella risultante dalle dichiarazioni dei redditi, contestare al contribuente tale differenza è un preciso dovere dell’Agenzia delle Entrate, nell’interesse della collettività.
Siamo sempre tutti d’accordo che sia indispensabile una seria lotta all’evasione. Non possiamo, tuttavia, pensare che gli evasori sono sempre «gli altri».
Attilio Befera
Direttore dell’Agenzia delle entrate
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