lettera/1

Con riferimento all’articolo di stampa apparso l’11 maggio sul quotidiano «Il Giornale», cronaca a firma di Enrico Lagattolla, si riferisce quanto segue. L’ufficio Immigrazione di Milano da circa un anno era a conoscenza dell’attività di E.C. (riferendo puntualmente al Pm titolare dell’indagine) ed era in possesso delle intestazioni di tutte le false ditte che lo stesso aveva creato per produrre falsa documentazione. Pertanto tutte le istanze pervenute (e che ancora pervengono) in Questura in cui si evidenzia quale datore di lavoro una delle ditte attenzionate (ciò è semplice in considerazione della postalizzazione delle istanze) sono state bloccate e, nel rispetto delle indagini in corso, non sono state oggetto di provvedimenti amministrativi. Pertanto non risponde a verità che in Milano allo stato «cresce un enclave. Migliaia di clandestini. Eppure, con il permesso di soggiorno. Un documento rilasciato dalla Questura dietro alla presentazione di una busta paga. Fasulla». Al massimo potrà essersi verificato che agli inizi alcuni stranieri abbiano potuto rinnovare il proprio permesso di soggiorno, anche se i controlli a ritroso hanno permesso a quest’Ufficio di iniziare le procedure di revoca del titolo.



Questore di Milano

Gentile questore, l’articolo riferiva di un vasto fenomeno su cui la Procura e il suo stesso Ufficio hanno indagato. E, vista l’inchiesta in corso, diamo per scontato che sia stato contrastato.
ELag

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