Bisogna proteggere l’individuo da chi vuole "proteggerlo" a forza

Nel suo saggio Sono libero, o non sono, Riccardo Manzotti denuncia gli attacchi alla libertà individuale da parte di scienza e politica. Senza autodeterminazione, l’uomo perde il senso di sé.

Bisogna proteggere l’individuo da chi vuole "proteggerlo" a forza
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Se siete dei lettori di questa rubrica, sapete che per il sottoscritto non c’è niente di più importante della libertà individuale. È da questa libertà generale che derivano infatti tutte le altre: non vi è altra libertà, infatti, se non vi è quella della singola persona. Da lì derivano tutte le altre libertà e gli altri diritti che fanno funzionare una società. Quando si limita arbitrariamente la libertà individuale, allora iniziano varie forme di totalitarismo più o meno invasive ed evidenti che hanno in odio questa libertà. Senza libertà individuale non vi è prosperità, non vi è impresa, non vi sono diritti, non vi è praticamente nulla per cui valga la pena darsi da fare.

Ma al centro dell’idea di libertà individuale vi è un concetto semplicissimo, una parola che usiamo comunemente senza renderci spesso conto di quanto sia importante. E questa parola è «persona». Senza scendere nei dettagli dell’origine di questo termine, del suo legame con il cristianesimo, basta dire che il concetto di persona è quello che racchiude l’idea che ogni uomo e ogni donna è un soggetto unico e irripetibile, e che quindi proprio per questo la sua libertà non può essere limitata in maniera arbitraria perché nell’autodeterminazione di sé vi è l’unico modo per vivere la propria vita.

Nel saggio Sono libero, o non sono, il professor Riccardo Manzotti, filosofo e ingegnere, spiega perché la nostra libertà è in pericolo in quanto proprio questo concetto di persona è sotto attacco. Il professore è esperto di scienze della mente e di intelligenza artificiale e, con grande chiarezza, spiega dove oggi si annida in maniera subdola questo pericolo per la libertà individuale. Da un lato, spiega Manzotti, vi sono le neuroscienze e la psicologia che tendono a ridurre la persona a una «cosa come un’altra», un insieme di meccanismi biologici e processi cognitivi. Dall’altro, la crescente delegittimazione politica della libertà individuale, e qui basta ricordare l’esempio delle restrizioni durante il periodo della pandemia. Insomma, la persona viene vista come soggetto a cui dover badare, a cui dover dire cosa fare, come fare e quando farlo. In questa ottica, in cui sono le “scienze” a detenere una sorta di verità assoluta anche su quelle che dovrebbero essere decisioni autonome di ogni individuo, la libertà di ogni persona viene vista come una sorta di “errore” che gli “esperti” sono chiamati a correggere.
Nelle nostre società, scrive Manzotti, sempre più di frequente la libertà viene considerata un lusso privo di importanza a cui bisogna preferire i miti del rischio zero e della salute a tutti i costi. Questo ha comportato politiche che, invece di privilegiare la valorizzazione della scelta individuale, privilegiano una visione centralista e burocratizzata in nome di un non meglio identificato «bene comune globale».

Per tutti questi motivi, e per molti altri che troverete leggendo il libro, la vigilanza sulla libertà individuale in ogni sua forma è tantopiù importante oggi in cui le minacce nei suoi confronti sono striscianti. Come dice giustamente Manzotti, o siamo liberi, o non siamo nulla.

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