
Per diventare immortali bisogna essere fatti di carta e sogni. Una matita tratteggia disegni. La mente naviga tra i pensieri.
Parole zero. Pluto, il cane di Topolino, non ne ha mai dette tante. Eppure lo scodinzolare e le smorfie birichine sono lì, negli occhi dell’anima di ognuno di noi. E oggi che compie 95 anni ha lo stesso musetto di quel 5 settembre del 1930 in cui apparve al cinema, compagno di emozioni dei bambini di allora. E poi per sempre.
Nei sogni, pure in quelli su carta, abita il mistero più che la scienza o la letteratura e l’antenato di Pluto era una coppia di cani all’inseguimento di Topolino, condannato ai lavori forzati, che approfitta di una buffa rivolta per evadere dal carcere. Fuga di Topolino precede di un niente l’atto di nascita ufficiale del piccolo.
Ne Il picnic , secondo la Disney uscito appunto il 5 settembre, era il cane di Minnie che se lo era portato dietro durante una scampagnata con il fidanzato. Il birbantello si era messo a rincorrere i conigli mentre la coppietta danzava felice sui prati lasciando incustodito il cibo divorato da altri animali.
Curioso notare che Pluto cambia presto padrone accompagnando Mickey mouse nelle sue indagini e scorribande investigative. Non parla. Non dice. Ma segnala grazie al fiuto da segugio. Ben diverso da Pippo, cane pur sempre, ma antropomorfo, ovvero con movenze umane e dotato di parola. Insomma Pluto è il sesto senso di Topolino.
Lo consiglia. Lo accompagna. E se ne burla. Come in una striscia del 1931 in cui il topastro più famoso del mondo Disney va dalla fidanzata portandole in dono un gelato. È una sorpresa e la tiene dietro le spalle, peccato però che il birbante quadrupede se lo slurpi prima di arrivare a destinazione. E Minnie, gioiosa, scambi il cucciolo per il vero regalo.
Tutto bene se non fosse che la storiella manda un po’ in tilt la cronologia perché allora parrebbe di capire che in origine Pluto fosse il compagno di Topolino e non di Minnie.
Poco importa. I sogni anche quelli su carta - non hanno logica, quindi è inutile andare a cercarla. In fondo un cane non è di nessuno, è di chi lo ama. E lui è il cane di tutti. Da sempre. Averlo come compagno d’infanzia è stato un sogno - avverato - e una ricchezza. Un po’ come il suo nome. In greco. Ma qui si entra in un altro dedalo di misteri.
C’è chi sostiene che Pluto derivi dalla coeva scoperta del nono pianeta del sistema solare, proprio Plutone, e si fosse trattato di un omaggio al più piccolo dei corpi celesti della galassia. C’è pure chi obietta che negli stud ios
qualcuno possedesse una cultura classica molto raffinata e non gli fosse sfuggito il De verborum significatione di Sesto Pomponio Festo che sosteneva l’opportunità di chiamare Plauto un cane dalle orecchie molli e pendenti. Appunto. Sia come sia, quel cucciolo che il suo nome dalle origini ignote lo avrebbe poi regalato a milioni di suoi simili vinse pure un Oscar nel ’42.
Porgimi la zampa raccontava come avesse salvato un gattino poi allevato da Mickey Mouse. È una tenera storia di amore.La stessa che Topolino il giornalino, stavolta - trasmetterà con due uscite speciali, ieri e il 10 settembre, oltre a un libro che è già un cult in vendita da oggi.