Finanza sostenibile

La lezione di "sostenibilità" di San Benedetto e San Francesco

Gli economisti Luigino Bruni e Alessandra Smerilli nel saggio Benedetta economia - Benedetto da Norcia e Francesco d'Assisi nella storia economica europea hanno mostrato come la lezione parallela di Benedetto e Francesco informi profondamente la volontà di emancipazione della cosiddetta "economia civile"

La Chiesa di San Francesco a Assisi
La Chiesa di San Francesco a Assisi

San Benedetto da Norcia e San Francesco d'Assisi sono i veri "padri" dell'economia europea che guarda alla sostenibilità e allo sviluppo umano integrale. E se oggi si pensa alla finanza sostenibile e a uno sviluppo centrato sull'uomo come a un obiettivo fondamentale del nostro sistema economico, non si potrà fare a meno di strutturarlo senza porre in campo le necessarie basi civili perché si vada oltre la logica del profitto fine a sé stesso.

La crescita sostenibile non potrà essere solo una modifica di struttura formale senza cambiamenti sostanziali. Promuovere le logiche Esg a guida degli investimenti non produrrà alcun risultato se al contempo non si risolverà il problema che l'economista Stefano Zamagni ha individuato come centrale nel nostro sistema finanziario. Per Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, esso coincide con l'anarchia individualista insita nell'attuale sistema finanziario in cui, nota lo studioso su Avvenire, "ognuno svolge il suo ruolo separando la propria azione dal contesto generale, rifiutandosi di accettare che, anche se solo amministrativamente, era parte dell’ingranaggio". Inoltre la finanza occidentale contemporanea "tende ad attrarre le persone meno attrezzate dal punto di vista etico, persone cioè che non hanno scrupoli morali e soprattutto molto avide".

Benedetto e Francesco mostrano una traccia differente e portano con sé una lezione diversa: quella di un'economia al servizio dell'uomo, intesa nel suo concetto pieno di "cura della casa", dunque della comunità. L'ora et labora benedettino, sviluppato nei monasteri tra il V e il VI secolo, ha ridato dignità al lavoro come via maestra per la valorizzazione dell'umano e di Dio. La logica del dono francescana ha valorizzato il peso dei legami sociali e della carità non fine esclusivamente a sé stessa come struttura portante della società. Le lezioni di Benedetto e Francesco per l'economia di ieri rivivono nel pensiero sociale della Chiesa di due loro omonimi contemporaneii: Papa Benedetto XVI, che con l'enciclica Caritas in Veritate ha invitato il sistema finanziario e imprenditoriale a prescindere dalla logica del profitto fine a sé stessa e a perseguire lo sviluppo armonico della produzione e della dignità umana, e Papa Francesco, che con Laudato Si guarda apertamente oltre il fallimento del modello del mercato lasciato libero di autoregolarsi. Utopia schiantatasi contro la Grande Recessione prima e la domanda di protezione e di scelte politiche emersa nelle società avanzate col Covid-19 e che ha raggiunto il socialismo sovietico tra le grandi ideologie che hanno compresso l'umano esaltandone solo una fattispecie (il consumatore nel neoliberismo, il lavoratore nel socialismo) senza svilupparlo sistematicamente come pietra viva della società.

Gli economisti Luigino Bruni e Alessandra Smerilli nel saggio Benedetta economia - Benedetto da Norcia e Francesco d'Assisi nella storia economica europea hanno mostrato come la lezione parallela di Benedetto e Francesco informi profondamente la volontà di emancipazione della cosiddetta "economia civile" che guarda a un sistema fondato sulla logica del dono, le relazioni umane, la valorizzazione sociale del lavoro, la capacità di guardare oltre denaro e profitti. E in quest'ottica qui, "la storia dell'umanità, storia economica compresa, è anche il frutto dei carismi". "Fino all'epoca pre-moderna", notano Bruni e Smerilli, "quando l'economia non era ancora un ambito separato e distinto dal resto della vita in comune, era semplice vedere gli effetti economici di un carisma come quello di Benedetto o Francesco". I quali contribuirono a sviluppare una società in cui la povertà non necessariamente significava miseria e sull'asse famiglia-comunità-Chiesa le reti sociali, compresa quella finanziaria dei monti di pietà, poterono prendere piede. Anzi, erano soprattutto "quelli civili gli effetti che più venivano in evidenza" in un mondo in cui "il religioso imperniava profondamente tutto di sé".

La logica del dono, la gratuità e l'idea di una sostenibilità da interpretare come pietra viva per una comunità più robusta e unita possono e devono essere la base per un grande rilancio del ruolo della finanza e dell'impresa sociale nel sistema moderno. Benedetto e Francesco, ai loro tempi, hanno tracciato una rotta che da una visione ideale profonda arrivava al concreto e al reale e materiale. La loro visione ideale coincideva con il carisma religioso. Ma anche oggi, dalle lotte per l'uguaglianza sociale e ambientale a quella per lo sviluppo integrale dei popoli, molte altre forme di educazione alla sostenibilità reale e concreta stanno prendendo piede. E rappresentano tanti tasselli con cui una nuova visione del sistema produttivo globale può emergere.

Partendo dalle radici profonde e dalla lezione di chi, con il suo esempio, seppe fare del sistema comunitario anche un sistema economico slegato da logiche semplicistiche le società odierne possono, in prospettiva, trovare l'equilibrio spezzato dalle grandi utopie dell'ultimo secolo.

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