Letteratura

L'abc della guerra ibrida: il manuale del "perfetto stratega"

Una guerra ibrida può avere molteplici scopi. Infiniti gli strumenti per condurre simili operazioni. Chiunque può essere arruolato. Come realizzare una Hybrid Warfare? E come difendersi da questa minaccia impellente?

L'abc della guerra ibrida: il manuale del "perfetto stratega"
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Sarebbe riduttivo definire L'arte della guerra ibrida. Teoria e prassi della destabilizzazione (Castelvecchi, 2022) un semplice aggiornamento del noto L'arte della guerra di Sun Tzu. L'ultimo libro di Emanuel Pietrobon è infatti molto più simile ad un vademecum sulla nuova geografia della guerra senza limiti, che riprende gli antichi precetti cinesi, li fa dialogare con il presente e, soprattutto, li inserisce in una narrazione globale. Dimenticatevi la guerra tradizionale fatta con colpi di cannone e pallottole: Stati Uniti, Russia, Cina, tutte le medie e grandi potenze globale hanno affinato un loro modus operandi per condurre una guerra ibrida contro gli avversari. Una guerra, cioè, che abbraccia una strategia militare che, a sua volta, impiega una guerra politica e mescola una guerra convenzionale, una guerra irregolare e una guerra cibernetica con altri metodi di influenza, come fake news, diplomazia, guerre legali e interventi elettorali stranieri.

Il secolo della guerra ibrida

Con la fine della Guerra Fredda e il collasso dell’Unione Sovietica, il Duemila era stato immaginato come un secolo di pace, prosperità e democrazia, ma la Storia non era finita. Gli Stati Uniti e i loro alleati europei si sono ritrovati a fronteggiare fenomeni di rivalsa, come il terrorismo jihadista e il “revisionismo” dei Paesi vinti, in primis Russia e Cina, che lavorano incessantemente per creare nuove sfere di influenza.

Il Duemila è così divenuto il secolo delle utopie mai realizzate, dell’instabilità permanente e delle guerre ibride. La globalizzazione mercantile e la comunicazione con internet hanno favorito un tipo di guerra non formalmente dichiarata, che si serve di armi convenzionali e non, che può arruolare istituzioni pubbliche e private, movimenti di opinione, che usa strategie manipolatrici e clandestine, con la finalità di rovesciare un ordine costituito. Conoscere l’arte della guerra ibrida, che sempre più caratterizzerà la storia dei nostri tempi, consentirà di difendersi e di esercitare una vigilanza attiva, condivisa e sostenuta.

L'arte della guerra ibrida

Rischio zero

"Vivere nell'era delle guerre ibride significa che nessuno Stato presenta un rischio di destabilizzazione pari a zero", sottolinea Pietrobon. Il che significa che guerre del genere possono colpire e attecchire tanto all'interno dei Paesi sviluppati quanto in quelli in via di sviluppo. La globalizzazione, come detto, sta giocando un ruolo chiave, erodendo il potere degli Stati nazione ed incrementando la velocità delle operazioni ibride. Tutto può e deve essere considerato un'arma.

Ma come difendersi da questa minaccia apparentemente impellente? La gente comune dovrebbe sviluppare una cultura della critica intelligente, mentre agli statisti e ai decisori politici serve sempre di più un'adeguata conoscenza dell'arte della guerra coperta. Che, proprio come ogni tipo di guerra, è fondata sull'inganno.

"Conosce per capire. Conoscere per difendersi. Conoscere per contrattaccare", scrive l'autore, spiegando che una guerra ibrida non è nient'altro che una guerra non formalmente dichiarata e che, in quanto tale, viene esperita per mezzo di armi e operazioni clandestine, irregolari e non convenzionali.

Obiettivi e strumenti

Una guerra ibrida può avere molteplici scopi che vanno dal rovesciamento di un governo o di un ordine costituito alla creazione di un'instabilità cronica in un dato territorio. Nell'armamentario dello stratega ibrido si trovano strumenti infiniti: dal commercio alla cultura, dall'energia al diritto, passando per la finanza, le epidemie, l'immigrazione e l'informazione. Chiunque può essere arruolato: agenzie di rating, banche, multinazionali, ong, altri Stati e quinte colonne insospettabili, come studiosi, accademici, politici o giornalisti.

"Conoscere l'arte della guerra ibrida è essenziale perché questa è la forma della stragrande maggioranza dei conflitti di oggi e di domani, e perché la loro pervasività è destinata ad aumentare in maniera direttamente proporzionale all'interconnessione di culture, società ed economie trainata dalla globalizzazione", evidenzia ancora Pietrobon.

Il volume è suddiviso in cinque sezioni ideali. Ad una prima parte dove vengono enunciati i "diecimila modi di alimentare e diffondere il caos" seguono esempi storici di guerre ibride, il ruolo delle multinazionali, della giustizia internazionale e le riflessioni finali.

Il volume è arricchito da un'interessante prefazione di Salvatore Santangelo.

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