Letteratura

"Segnali in codice", la verità nascosta nella "finzione" della politica

È un romanzo, ma somiglia terribilmente ad un'oscura realtà politica, il primo lavoro del giornalista Gabriele Barberis Vignola, "Segnali in codice" (Sem), dagli incredibili colpi di scena dove tutto quello che sembra non è

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Un libro non finisce mai la sua storia quando si gira l'ultima pagina. Se colpisce nel segno, continua a vivere arrovellando pensieri, suggerendo nuovi punti di vista e diventando un po' protagonista della nostra vita, costruendo quel bagaglio di conoscenza che da una parte o dall'altra aiuta a creare o modificare le nostre idee. Segnali in Codice (Sem edizioni) di Gabriele Barberis Vignola, capo della redazione politica del quotidiano Il Giornale, non fa solo tutto questo, ma ha la grande capacità di lavorare sull'interesse del lettore a vari livelli e, come la linea narrativa scelta, in varie epoche.

C'è il passato politico del caso Moro, ancora oggi una delle pagine più oscure della nostra Repubblica, ci sono gli (sporchi) giochi di potere che non hanno età, il cuore della militanza nella lotta armata, quando l'ideale politico era religione, e la "verità" della notizia giornalistica, che non riporta il concetto reale della parola, ma quello della "necessità" di Stato. Un dedalo intricato che porta il lettore bendato in mezzo a un ring, in cui non sa da dove arriveranno i colpi.

Il romanzo è un bagno ghiacciato nelle ambiguità, dove quando appare una svolta, uno spiraglio di luce, la scena muta violentemente, a volte tragicamente, troncando di botto e con grandi colpi di scena situazioni e personaggi di cui, fino a quel momento, c'era la convinzione di aver capito tutto. Lo scrittore specifica che tutti i personaggi, i quotidiani coinvolti, alcune dinamiche di contorno, tranne gli avvenimenti politici, sono frutto della fantasia, ma è proprio lì che viene fuori la sua grande esperienza di giornalista politico, che ben conosce certe modalità di portare avanti alcune dinamiche, "ovviamente" sempre per il bene dello Stato.

Ambientato tra Torino, Milano e Roma, punti nevralgici di politica e giornalismo, Segnali in Codice mostra attraverso le parole di uno dei protagonisti, Luca Boursier, la storia di un giornalista in erba, che viene catapultato in alcune devianti politiche, servite come grandi rivelazioni, ma in realtà manovre occulte di oscure mani che "rivelano" per "coprire". Ci si sente un po' sprovveduti, proprio come Luca, schiacciati dal peso di tanti segreti e manovre che partono da lontano, addirittura dagli anni '70, quelli delle lotte universitarie, dove due amici in prima linea si ritrovano quarant'anni dopo dall'altra parte della barricata, negli alti vertici della politica e del giornalismo.

In tutto questo, sulla scia di morti violente e misteriose, una donna, oscura, ma fragile, dall'indomita resilienza, la bellissima ex poliziotta Giulia Tembassi, si ritroverà sull'orlo del baratro, dove da una parte c'è la verità che può ucciderla, ma che taglierebbe quei fili invisibili e farebbe tornare la luce (forse troppo accecante per essere sopportata), e dall'altra la salvezza che non le lascerà però pace. Quale sarà la via da seguire? La risposta è ovviamente nel libro, che nella sua struttura e scrittura non somiglia a niente di già letto o visto. Nessuna contaminazione di grandi giallisti, forse solo una grande conoscenza della vita... anzi di una "certa" vita, spiata da buie stanze di potere.

Ovviamente sempre per il "bene dello Stato".

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