Prendersi cura di un cane non significa solo nutrirlo o portarlo a spasso: è un percorso di conoscenza reciproca, fatto di emozioni, responsabilità e attenzione quotidiana. Il libro “Con te, sempre” (Rizzoli) del dottor Giuseppe Faranda, veterinario esperto in Medicina Interna, Preventiva e pronto soccorso, nonché noto divulgatore sui social e in televisione, è una guida illustrata che accompagna il lettore in questo viaggio, offrendo strumenti pratici e spunti di riflessione per costruire con il proprio animale un legame autentico e duraturo.
Attraverso consigli chiari e racconti di esperienza diretta, l’autore invita a riflettere su cosa significhi davvero condividere la vita con un cane. Dalla scelta consapevole del cucciolo alla prevenzione delle malattie, dalla comunicazione quotidiana all’equilibrio emotivo, il libro mostra come la relazione con un cane possa diventare una scuola di empatia e presenza.
Il titolo, “Con te, sempre”, racchiude un doppio messaggio: la promessa silenziosa che ogni cane fa al suo compagno umano e, al tempo stesso, l’impegno che ciascuno di noi dovrebbe assumersi nei confronti del proprio animale. Perché il cane non è solo un amico fedele, ma un essere vivente che ci accompagna, ci insegna e ci cambia.
Tra le pagine emergono temi centrali come la prevenzione veterinaria, troppo spesso trascurata, e l’importanza di comprendere il linguaggio del cane per creare una comunicazione autentica. L’autore ricorda che non esistono “cani difficili”, ma relazioni che devono essere costruite con tempo, equilibrio e coerenza. Noi lo abbiamo intervistato.
L'intervista
Dottor Faranda, da dove nasce l’idea di scrivere “Con te, sempre”?
"Dalla necessità di offrire a chi ha già un cane, o sta pensando di prenderne uno, uno strumento pratico, sempre a portata di mano, che possa dare risposte chiare e affidabili. Credo molto nel valore dei libri: da sempre impariamo dai libri, e proprio per questo mi è sembrato il mezzo migliore per condividere informazioni utili e facilmente consultabili. "Con te, sempre" non è solo un manuale su come comportarsi con il proprio cane o su come riconoscere le principali patologie, ma è anche una guida per chi sta per accogliere un cane nella propria vita: come preparare la casa, come scegliere il compagno giusto, a chi rivolgersi. Insomma, un libro per tutti. Per chi ama i cani e vuole davvero capirli, accompagnarli e prendersene cura nel modo più consapevole possibile".
Il titolo è molto evocativo: “Con te, sempre”. È una dichiarazione d’amore verso i cani o un invito ai proprietari a esserci davvero, ogni giorno, per il proprio animale?
"Questa è una bellissima domanda. In realtà, quando rileggo il titolo, per me, quel “Con te, sempre” è ciò che il cane dice a noi. Se aprite il libro e leggete la dedica, capirete meglio cosa intendo. In effetti, è proprio così: dal momento in cui nasce quella scintilla, l’idea di adottare un cane, di accoglierlo nella nostra vita, di condividere con lui il quotidiano, quel legame diventa per sempre. Il cane ci accompagna, ci cambia, ci arricchisce, a volte ci mette anche alla prova, ma resta accanto a noi sempre…anche “dopo”. E, allo stesso tempo, il titolo è anche un invito rivolto a noi umani: imparare a essere “con loro, sempre”, come loro sanno esserlo con noi, senza chiedere nulla in cambio".
Nel libro alterna consigli pratici a riflessioni emotive: quanto conta l’aspetto affettivo nella relazione con il cane, anche dal punto di vista medico?
"Io in primis sono uno dei fortunati che condivide la vita con il proprio cane, con Cannellina, come chi mi conosce sa, e credo che instaurare una relazione emotiva profonda con il proprio animale sia imprescindibile. Questo inevitabilmente si riflette anche nel modo in cui il proprietario si racconta al veterinario. È giusto che il medico entri in empatia con chi ha davanti, perché solo così può davvero capire i sentimenti e le paure che si nascondono dietro a una domanda o a un gesto. Spesso chi ha un cane è curioso, preoccupato, incerto, e cerca conforto. I nostri cani non parlano, ma ci comunicano tantissimo: con lo sguardo, i gesti, le abitudini. E noi, vivendoci accanto, impariamo a “leggerli” ogni giorno. Ecco perché nel libro ho alternato consigli pratici e riflessioni emotive: volevo che chi legge percepisse che dietro le parole non c’è solo un medico, ma anche un proprietario che ama e vive con il proprio cane. Dal punto di vista medico, poi, l’aspetto emotivo è essenziale. Non può esistere una vera “vita a sei zampe” senza quel legame profondo che unisce uomo e cane".
Uno dei capitoli più importanti è dedicato alla scelta del cane: quali errori vede fare più spesso da chi decide di adottare o acquistare un cucciolo?
"Questo è un punto fondamentale. Scegliere il cane giusto significa pensare a una relazione che durerà dieci, dodici, a volte quindici anni. E spesso ci dimentichiamo che il cane non ha “colpa” della nostra scelta: siamo noi a decidere per lui e lui dovrà adattarsi alla nostra vita. L’errore che vedo più spesso è scegliere con l’istinto, o peggio, con la moda, e non sulla base del proprio stile di vita. Faccio un esempio: una persona anziana che cerca compagnia, affetto e passeggiate tranquille difficilmente potrà gestire un cane molto forte o molto energico, come un molossoide o un pastore tedesco. Non perché siano cani “sbagliati”, ma perché richiedono forza, tempo e attività che magari in quel momento della vita non sono sostenibili.
Altro esempio: vivere in 50 metri quadri e scegliere un cane molto grande, magari due cani di grossa taglia. Si può fare? Sì. Ma non è detto che sia la scelta più adatta né per il cane né per la famiglia. Sono cani che hanno bisogno di spazio, di movimento, di una gestione più impegnativa, anche solo per alimentazione e attrezzatura. Ecco perché dico sempre: prima di prendere un cane parlatene con un veterinario, con un educatore, con l’allevatore. Chiedetevi: “Questo cane è compatibile con la mia energia, i miei orari, la mia casa, la mia età?”. Una scelta consapevole all’inizio evita tante rinunce, tanti abbandoni e tante convivenze infelici".
Nel libro parla di educazione e benessere mentale del cane: perché è così importante capire il linguaggio del proprio animale?
"Beh, mi verrebbe da rispondere d’istinto: vivere con qualcuno senza comunicare è impossibile. Ecco perché è così importante capire il linguaggio del cane. Non serve che “parli” come noi: comunica continuamente, con il corpo, con lo sguardo, con i gesti. Educare un cane non significa solo insegnargli dei comandi, ma imparare anche noi a interagire nel modo giusto con lui. È un percorso reciproco. E quando iniziamo a capire come pensa, cosa lo fa stare bene, come esprime disagio o felicità, tutto diventa più semplice. In fondo, nelle relazioni umane diciamo sempre che la comunicazione è la chiave per stare bene insieme. Perché non dovrebbe esserlo anche nella relazione con il cane?"
Lei è specializzato in Medicina Interna e Preventiva: quali sono gli aspetti di prevenzione più sottovalutati dai proprietari?
"Sì, mi occupo principalmente di medicina preventiva, perché credo che la prevenzione sia la chiave del benessere e della longevità, sia per noi che per i nostri cani. Gli aspetti più sottovalutati? Sicuramente la prevenzione antiparassitaria. Spesso si pensa che un cane che vive in casa sia “protetto”, ma non è così: pulci, zecche, zanzare e flebotomi possono comunque raggiungerlo e trasmettere malattie importanti.
Un altro punto critico riguarda le zoonosi, cioè le malattie trasmissibili all’uomo, come la leptospirosi, la rabbia, le micosi o alcune malattie parassitarie. Sono malattie prevenibili con i vaccini, altri farmaci o con controlli periodici, ma vengono ancora troppo spesso trascurate. E poi c’è la prevenzione in età adulta e anziana. Purtroppo sento spesso dire “ormai è vecchietto, non vale la pena…”. E invece è proprio in quella fase della vita che serve ancora più attenzione: controlli regolari, esami, piccoli accorgimenti che migliorano il comfort e la qualità della loro vita. Prevenire non significa solo evitare malattie: significa permettere al cane di vivere più a lungo e meglio.
Si pensa che prendere e allevare un cane sia la cosa più semplice del mondo, è davvero così?
"No, non è affatto semplice. Se lo fosse, non ci sarebbe bisogno di tutte le figure che oggi lavorano per il benessere fisico e mentale dei cani, e per migliorare la relazione tra loro e gli esseri umani.
Avere un cane è una scelta bellissima, ma anche una responsabilità profonda: richiede tempo, attenzione e la capacità di mettersi in ascolto".
Lei ha esperienza anche in pronto soccorso veterinario: c’è un episodio che le è rimasto impresso e che l’ha spinta a promuovere la prevenzione?
"In realtà non c’è un episodio simbolo, ma una sensazione che ritorna spesso. Quella di vedere cani arrivare in pronto soccorso in condizioni gravi, o che purtroppo non ce la fanno, per situazioni che si sarebbero potute evitare con un po’ di prevenzione. A volte basta una profilassi antiparassitaria, un vaccino, o un controllo periodico per cambiare completamente la storia di un animale. Ecco, è quella sensazione di impotenza, di pensare “se solo fossimo intervenuti prima”, che mi ha spinto a promuovere la prevenzione. Perché sarebbe bello, oggi, evitare che altri cani debbano arrivare in quelle condizioni".
Lei è molto attivo sui social media: pensa che la divulgazione veterinaria online abbia cambiato il modo in cui le persone si prendono cura dei loro animali?
"Assolutamente sì. Non lo credo soltanto, lo vedo ogni giorno. La possibilità di divulgare contenuti medici online permette di essere più vicini alle persone, di parlare direttamente a chi vive con un cane e cerca risposte concrete. Oggi siamo tutti abituati a cercare informazioni sul web, e poterle offrire in modo corretto, chiaro e accessibile è un grande vantaggio.I social, se usati bene, possono diventare un canale potentissimo di educazione: bastano video brevi, esempi pratici, o anche solo momenti condivisi con il proprio cane per far passare messaggi importanti su salute, prevenzione e comportamento.
E sì, mi capita spesso di incontrare persone che mi dicono di essere venute in clinica proprio perché avevano visto un mio video o letto un mio post. È vero, online c’è anche tanta disinformazione, il famoso “dottor Google”, ma credo che la differenza la faccia la competenza: se a divulgare sono professionisti qualificati, come i medici veterinari, allora il web diventa uno strumento prezioso, non un rischio".
In più punti del libro sottolinea che “non esiste un cane difficile, ma un rapporto da costruire”. Cosa intende esattamente?
"Sì, credo che in fondo a questa domanda abbiamo già risposto parlando di educazione e comunicazione. Non esiste un cane “difficile” in senso assoluto: esistono cani con caratteristiche diverse, frutto della loro storia, della razza, o delle esperienze vissute. Ma se impariamo a educarli nel modo giusto, con equilibrio e coerenza, allora si costruisce una relazione stabile, in cui il proprietario conosce bene i limiti e le potenzialità del proprio cane, e il cane impara a vivere in armonia con le regole e i ritmi della famiglia. Il punto è proprio questo: non correggere il cane, ma costruire insieme a lui un rapporto fatto di fiducia reciproca".
Che cosa le hanno insegnato i cani, come medico e come persona?
"Forse questa è la domanda più difficile di tutte. Perché i cani non smettono mai di insegnarci qualcosa, non solo a me come medico, ma a tutti noi come persone. Spesso si dice che i cani ci salvano, e credo che sia vero: lo fanno ogni giorno, semplicemente scegliendo di starci accanto, amandoci senza chiedere nulla in cambio. A me personalmente insegnano la pazienza, la tolleranza, l’altruismo. Cannella mi insegna l’empatia, la capacità di fermarmi, di godermi il momento, di dare valore al tempo insieme, anche solo una corsa in un prato o una passeggiata in silenzio.
I cani ci insegnano anche a relazionarci meglio con gli altri, a essere più realistici, ad accettare che non tutto e non tutti ci piacciono, proprio come accade tra di loro.
Ogni cane è un individuo, con una storia e un carattere unici. E io imparo da ciascuno di loro, ogni giorno. Forse la lezione più grande è questa: amarli davvero quando ci sono, ogni singolo giorno. Perché loro sono con noi sempre, e noi dovremmo essere con loro…sempre".