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Letterman Show: tanta classe e lezioni di stile

Sembrava che gli spettatori italiani avessero perso l’opportunità di gustarsi ancora il David Letterman Show, appuntamento quotidiano che andava in onda su Raisat Extra prima che la Rai decidesse di non rinnovare il contratto con la CBS. Invece, per fortuna, Sky ha deciso di acquistare i diritti del programma e ora da settembre lo manda in onda su Sky Uno in orario anticipato rispetto alle consuetudini, alle otto di sera. Una decisione che riscatta l'emittente di Murdoch le cui scelte di palinsesto sono spesso sopravvalutate (a parte il calcio e le ottime serie americane che ci arrivano in anteprima) e che permetterà non solo agli spettatori comuni ma anche agli addetti ai lavori specializzatisi nelle interviste di capire quanta distanza ancora li separi da David Letterman e dal suo modo di intendere il «faccia a faccia». Perché qui da noi uno come Letterman non è ancora nato? Probabilmente perché non si è ancora capito che l'intervista è un'arte difficile, in cui preparazione e spontaneità devono andare a braccetto. Chi ha avuto l'opportunità di seguire gli incontri dell'anchor man americano con i suoi ospiti, che possono essere presidenti della Repubblica, artisti, nomi noti del jet set o della finanza, avrà notato l'estrema scioltezza dell'atmosfera, un clima conviviale e ricco di humour che però non sottrae un grammo alla necessità di affondare i colpi - dove è necessario - per spiazzare l'interlocutore e fargli uscire impressioni, espressioni, commenti e sottolineature curiose con una puntualità sconcertante e inusuale alle nostre latitudini. Il David Letterman Show dimostra, anno dopo anno e senza dare segni di invecchiamento, come si possa essere puntuti ed efficaci senza bisogno di essere aggressivi, e come si possa altresì essere ospitali e gradevoli nei confronti dell'intervistato di turno senza per questo scivolare nella piaggeria o nell'affettazione. È un equilibrio difficile da conservare, un misto di dote naturale e di robusto mestiere consolidato e affinato nel tempo, ma è una lezione che andrebbe imparata e tenuta bene a mente dai nostri intervistatori di professione, anche da quelli che vanno per la maggiore. Il Letterman Show non si riduce naturalmente solo alle interviste, è uno spettacolo veloce ma completo che comprende gag, musica, invenzioni satiriche che braccano l'attualità con un respiro di libertà e di spirito dissacrante che nella nostra povera televisione soffocata dai veti incrociati della politica e dal fiato corto della par condicio è tuttora un miraggio. Tuttavia è proprio nella pratica quotidiana dell'intervista che il programma rivela il maggiore tasso di interesse e di didascalico esempio di come ci si rapporta all'ospite.

Se poi quest'ultimo si rivela pronto e tosto come Paul Mc Cartney, di cui è stata recentemente ripresentata la puntata andata originariamente in onda il 25 luglio scorso, nascono fuochi d'artificio gustosissimi, grazie ai quali Letterman riesce a farsi dire dall'ex Beatles aneddoti inediti sulla convivenza della band ma anche sull'incontro con Michael Jackson, raccontato senza reticenze o edulcorazioni. È generalmente difficile che a proposito di un programma televisivo si possa scomodare la parola «classe». Ma grazie al Letterman show lo si può fare.

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