L'Europa in pressing sull'Italia: "Giù il debito e rilanci la crescita"

Le richieste della Ue: ora cambiare le regole sul lavoro, le pensioni e anche le privatizzazioni. Sarkozy ci prende in giro, ma tace sulla situazione molto critica d'Oltralpe. Poi il premier lo gela: "Risate fuori luogo". E accelera su pensioni e sviluppo. La Merkel dice: "Abbiamo fiducia nel Cavaliere". Van Rompuy: "I provvedimenti annunciati siano adottati entro mercoledì"

L'Europa in pressing sull'Italia: "Giù il debito e rilanci la crescita"

Ridurre il debito e accelerare sulla crescita. Entro mercoledì prossimo, quando i Paesi dell’Unione Europea torneranno a riunirsi a Bruxelles, dopo che il vertice del weekend ha partorito solo una bozza di misure anticrisi. Il messaggio al premier Silvio Berlusconi lo hanno inviato la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy.

La prima, però, ha ribadito la propria «fiducia nel presidente del Consiglio». Il secondo, invece, ha approfittato della conferenza stampa di fine Consiglio Ue, ieri a Bruxelles, per fare un po’ di vaudeville. Interpellato circa le rassicurazioni del premier Berlusconi, Sarko non ha risposto prontamente, ha sorriso inarcando un po’ il sopracciglio e scatenando l’ilarità generale, e ha rimarcato che «abbiamo fiducia nel senso di responsabilità dell’insieme delle istituzioni, sociali, politiche e economiche italiane». Un po’ di bon ton non avrebbe guastato. Soprattutto da parte del leader di un Paese che Standard & Poor’s e Moody hanno messo sotto osservazione per un possibile downgrade: la «tripla A» potrebbe essere troppo per la Francia, una nazione il cui sistema bancario avrebbe bisogno tra i 110 e il 130 miliardi di ricapitalizzazione.

Eppure, ieri, Sarkozy ha cercato di ridicolizzare l’Italia, ha dato patenti (fasulle) di affidabilità alla Spagna e ha rilanciato per l’ennesima volta la proposta della Tobin tax sulle transazioni finanziarie. Proposta francese destinata alla bocciatura come quella di trasformare il fondo salva-Stati in una banca.
«All’Italia abbiamo ricordato che è importante fare tutto il necessario per mostrare senso di responsabilità, prendendo provvedimenti sia sul fronte del debito che su quello della crescita», ha dichiarato Merkel. «Abbiamo fiducia nel presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi», ha ribadito precisando che «la fiducia dei mercati non si guadagna solo con gli scudi contro il contagio» di cui è dotata la zona euro e per questo «è importante che l’Italia riduca il suo debito pubblico in modo credibile nei prossimi tre anni». Il senso del richiamo è più o meno il seguente: il nostro Paese «è una grande potenza economica, ma ha anche un livello di indebitamento molto elevato, e deve essere all’altezza delle proprie responsabilità», adottando misure per la crescita che possano far scendere il rapporto debito/pil sotto il 120 per cento.

L’ultimatum, invece, lo ha lanciato il presidente del Consiglio Ue, Hermann Van Rompuy, appena nominato «Mister Euro». «Abbiamo chiesto rassicurazioni» sul fatto che «le coraggiose misure intraprese vengano attuate tempestivamente», ha spiegato riferendosi al pre-vertice di ieri mattina con il Cavaliere, sottolineando che mercati e Stati dell’Ue si attendono risposte «entro mercoledì».
«Le misure coraggiose che sono state prese, sul bilancio, la riforma del mercato del lavoro, della giustizia, le privatizzazioni, la lotta all’evasione fiscale, siano attuate in tempi rapidi», ha proseguito, evidenziando che sono stati richiesti «più dettagli e il calendario» di queste riforme. Certo, ha specificato, «non si può paragonare la situazione dell’Italia a quella di altri Paesi, i fondamentali sono completamente differenti», ma l’attuazione della manovra di Ferragosto e l’emanazione del decreto sviluppo dovranno articolarsi in maniera più rapida del previsto («Lavoreremo mano nella mano»). Le parole dell’esponente politico belga, inoltre, lasciano trasparire un’ulteriore sollecitazione a intraprendere riforme drastiche sia sul versante delle pensioni che su quello del mercato del lavoro.

Lo «scaricabarile» nei confronti dell’Italia ha mascherato gli esiti sostanzialmente interlocutori della due giorni a Bruxelles.

L’intesa finale sulla svalutazione minima del 50% dei bond greci in mano alle banche europee (con trattative affidate a Vittorio Grilli) e sulla conseguente ricapitalizzazione «semi-pubblica» da 108 miliardi degli istituti coinvolti sarà messa nero su bianco mercoledì.

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