L'ex ministro Brambilla "Manovra svuota tasche, ci spinge in recessione"

La deputata Pdl: "Le famiglie sono in difficoltà ma il governo le spreme". E avvisa: "Due italiani su tre non andranno in vacanza"

L'ex ministro Brambilla "Manovra svuota tasche,  ci spinge in recessione"

Riassume la manovra con un’im­magine: «Monti ha presentato il con­to a­gli italiani prima ancora che si se­dessero a tavola». Michela Vittoria Brambilla, deputato del Pdl e mini­stro del Turismo nel governo Berlu­sconi, si aspettava un’altra manovra.

Quale, onorevole Brambilla? 
«Sapevo e so benissimo che il mo­mento è molto difficile. Ma mettere le mani nelle tasche degli italiani non va bene. Qui c’è un’alluvione di tas­se, tributi, addizionali, rincari di va­rio genere. Questa è una manovra re­cessiva ».

Che cosa si aspettava da Monti?
«
 Noi del Pdl ci siamo presi le no­stre responsabilità e abbiamo dato un’apertura di credito alla sua azio­ne. Però pensavamo che Monti inci­desse con il bisturi il corpo smisurato delle Stato e procedesse con i tagli delle spese. Noi, anche se non se lo ri­corda nessuno, abbiamo già tagliato molto, ma c’è ancora molto da fare».

Invece? 
«Si è perso l’equilibrio fra le diver­se componenti: l’85 per cento della manovra è fatto di tasse e tributi».

Ci sono gli sgravi alle imprese. 
«Ottimo, soprattutto per il capito­lo che riguarda i giovani e le donne. Ma a chi venderanno i loro prodotti? Lei ha letto i dati e le proiezioni della Confesercenti e di altre organizzazio­ni in vista del Natale?».

Gli italiani tireranno la cinghia. 
«Due terzi degli italiani faranno economia anche sui consumi natali­zi e non andranno in vacanza. Le fa­miglie sono già in sofferenza, fanno fatica e il governo le spreme».

Le conseguenze? 
«Così si spinge l’Italia verso la re­cessione. Così non si aiutano le fami­glie a superare la crisi, ma le si lascia dentro la crisi. Così si bloccano i con­sumi e le imprese dovranno cercare altri mercati per piazzare le loro mer­ci ».

Onorevole, non è che si è dimenti­cata dello spread impazzito?
«
Ci avevano detto che il problema era il governo Berlusconi. Anzi, Ber­lusconi in persona. Non era così. Lospread è purtroppo ancora a livelli in­tollerabili. Ormai è chiaro che gran parte dell’Europa è in difficoltà. Il punto è che l’Italia potrà ripartire so­lo se indirizzata sulla strada della cre­scita. Qua le misure per la crescita lati­ta­no e questa situazione genera un ul­teriore effetto di tipo psicologico». 

Il vento del pessimismo? 
«Qualcosa del genere, che può ave­re un effetto persino traumatico sugli italiani in vista del 2012». 

Il Pdl sostiene il governo Monti. Che cosa farete? 
«Sarebbe molto facile abbandona­re la nave al suo destino, ma noi ab­biamo un’altro modo di fare politica.
Vogliamo costruire, vogliamo dialo­gare, come abbiamo fatto con gli emendamenti alla manovra».

In concreto? 
«La fiducia non è e non può essere illimitata». 

Che cosa è: un ultimatum a Mon­ti? 
«Ma no, io non lancio ultimatum, non è nel mio stile. Però aspetto la fa­se due che ci è stata promessa».

Il rilancio dell’economia? 
«Certo, i provvedimenti per aiuta­re gli italiani a crescere insieme alle loro aziende. Aspetto i tagli della spe­sa pubblica, ancora elevata; aspetto i tagli dei costi della politica; aspetto le ormai mitiche liberalizzazioni».

Il Pdl aveva fatto grandi promes­se su questo versante. Perché non le ha mantenute?
«Il governo non aveva più la mag­gioranza di prima. Ci è mancato il so­stegno delle altre forze politiche. E poi, per quanto riguarda le liberaliz­zazioni, io come ministro del Turi­smo ho fatto la mia rivoluzione: la li­beralizzazione degli orari e dei giorni di apertura dei negozi». 

Rivoluzione sì, ma solo nelle città d’arte e nei comuni turistici.

 
«Ovvero per mezza Italia. È stata una svolta epocale, già legge dello Stato a luglio; fossi rimasta al mio po­sto avrei esteso la norma a tutti i co­muni italiani. Mi è mancato il tempo. Speriamo che Monti non sprechi il suo».

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