
Con i visori accedono in un metaverso popolato di avatar dove, utilizzando l'intelligenza artificiale, diventano interpreti nei più vari contesti che siano sfilate di moda, un'aula di tribunale o una conferenza internazionale in ambito turistico. Mentre l'intelligenza artificiale sta riscrivendo le regole della formazione (e del lavoro), il metaverso non è ancora pienamente multilingue: affidato quasi esclusivamente alla traduzione automatica, commette errori che i grandi brand non possono permettersi. Un problema che si sono posti all'università Iulm dove hanno messo a punto un servizio di traduzione umana supportata dall'intelligenza artificiale, che garantisce una qualità alta in questo spazio digitale in evoluzione. Già da un paio di anni l'International Center for Research on Collaborative Translation diretto dal professore Francesco Laurenti con il supporto di Valentina Baselli, ha deciso non solo di stare al passo, bensì di dettare la rotta. E oggi è oggi uno dei primissimi centri in Europa a portare interpreti e traduttori nel metaverso. Non si tratta solo di sperimentare. Il centro ha già realizzato la prima mock conference al mondo interamente interpretata da esseri umani nel metaverso, con gli studenti in cabina virtuale, visori indossati e avatar che prendono parola in simultanea. Un evento pionieristico che ha spalancato le porte a una nuova modalità didattica e professionale, in cui l'intelligenza artificiale e la realtà virtuale non sostituiscono, ma potenziano l'essere umano. Lo scopo è chiaro: "allenare gli studenti a cavalcare l'onda dell'innovazione, senza esserne travolti - spiega il professore Laurenti - Gli interpreti e i traduttori del futuro devono saper dialogare con l'intelligenza artificiale, sfruttarla come alleata e, soprattutto, restare insostituibili grazie a competenze trasversali, soft skill, prontezza linguistica e capacità critica". Attraverso visori di realtà virtuale, gli studenti si formano in ambienti virtuali che replicano in modo realistico le condizioni del lavoro in cabina. Il tutto all'interno di classi selezionate tra gli studenti del corso magistrale di Traduzione interpretariato e comunicazione digitale. Dietro questa nuova sperimentazione c'è un'idea. E cioè che la cosiddetta "disoccupazione tecnologica non è dovuta all'introduzione dell'automazione che riduce il numero di compiti che richiedono la presenza dell'uomo - spiega il direttore ma la mancanza di competenze specifiche per svolgere i lavori disponibili. Le tecnologie evolvono più velocemente delle competenze, ed è per questo che bisogna intervenire ora, sulla formazione della forza lavoro". A luglio dello scorso anno "abbiamo realizzato la prima seduta di laurea di interpretariato nella realtà virtuale", racconta Laurenti. Elena Zappini è stata la prima studentessa a laurearsi discutendo la tesi con i visori così come tutta la commissione. I percorsi hanno già coinvolto enti come la Direzione Generale della Traduzione della Commissione Europea, case editrici, agenzie internazionali e aziende innovative.
Come quello sviluppato con Carraro Lab, partner del progetto The Languages of Fashion, che ha dato vita a glossari immersivi in realtà virtuale per apprendere la terminologia specialistica del fashion marketing e del phygital fashion. Non solo. Per la prima volta è stata realizzata la sovratitolazione accessibile per utenti sordi in uno spettacolo teatrale in realtà virtuale.