Le lezioni in corridoio contro Berlusconi finiscono a processo

Il direttore scolastico Colosio ha avviato un’indagine sulla protesta di una maestra della scuola elementare di San Giuliano

«Guardi, la maggior parte degli insegnanti è gente con la testa sulle spalle». La precisazione è d’obbligo e il direttore dell’ufficio scolastico regionale, Giuseppe Colosio, si sente in dovere di dire ad alta voce quello che dovrebbe essere ovvio. Ma che così ovvio non è: prima la preside del Besta che, per sbaglio, spruzza lo spray al peperoncino in faccia a una studentessa. E ora la maestra della scuola elementare Montessori di San Giuliano milanese che, per protestare contro alcune dichiarazioni di Silvio Berlusconi sulla scuola pubblica, costringe venti bambini a fare lezione accovacciati per terra in corridoio. Nelle scuole di Milano e provincia va in scena la follia, il Carnevale più grottesco. Se non altro, la preside del Besta chiede scusa e dice di «essere mortificata» per l’incidente avvenuto con la quindicenne. Invece la maestra di San Giuliano, Oriana Trotta, non contenta del suo insolito gesto, ha pure il coraggio di rincarare la dose: «Se tornassi indietro, lo rifarei subito». Nessun pentimento. O meglio, nessuna consapevolezza dell’assurdità di quanto accaduto. Certo, ai bambini non è accaduto nulla di grave, ma si sono trovati seduti per terra, a febbraio, sul pavimento gelido del corridoio della scuola prima e della palestra poi. Si sono visti negare il permesso di aprire la porta della loro aula. E tutto questo normale normale non è.
Ci penseranno i superiori della maestra a dare la giusta interpretazione dei fatti. La preside, Fiorella Avallone, che verbalmente ha già ripreso l’insegnante ed è rimasta di sasso nel vedere il colpo di teatro in corridoio, deciderà quali provvedimenti prendere e se avviare o meno un provvedimento disciplinare: «Valuteremo con cautela, in base al nuovo codice disciplinare. Ci sono dei tempi tecnici da rispettare» si limita a dire. Intanto dovrà scrivere una dettagliata relazione all’ufficio scolastico regionale per spiegare come sono andate le cose. A richiedere il dossier è stato lo stesso Colosio, che non sembra aver gradito l’insolita protesta andata in scena alla Montessori: «Non è accettabile ciò che è successo - sostiene, indignato -. Coinvolgere i bambini nelle proteste personali è una cosa da respingere in modo assoluto. Non vanno usati gli alunni e non è giusto metterli in una situazione di disagio». Il dirigente regionale scolastico richiama anche al ruolo del docente, che qualcuno, soprattutto i nostalgici del Sessantotto, sembra aver dimenticato: «Il docente - commenta - deve rispettare il suo ruolo. Un altro conto è l’espressione delle sue opinione, la libertà di pensiero». Impedendo ai bambini di entrare in classe e sedersi dietro ai banchi, la maestra ha creduto di esprimere la propria libertà e di «difendere la sua dignità professionale» di fronte alle dichiarazioni del premier. In realtà, il provveditorato non accetta il coinvolgimento degli alunni nelle protesta.
Nei prossimi giorni, come prevede il regolamento, ci sarà un contraddittorio a cui parteciperanno Colosio, la preside e l’insegnante anti premier per cercare di fare chiarezza sull’episodio dell’altra mattina.

Le ipotesi sono due: se la preside ritiene che la sanzione per la maestra debba essere superiore ai dieci giorni di sospensione, allora dovrà comunicare la sua richiesta all’ufficio scolastico regionale, altrimenti potrà risolvere la questione entro le mura dell’istituto.

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