Lezioni di vita Il rispetto non guasta, anche sugli autobus

Caro Lussana, mi riferisco alla replica del Sig. Arrigo Frisiani («il Giornale» di Ge del 01/12/10) alla mia lettera del 20/11/10 con cui lamentavo che ad una donna anziana, claudicante, non era stato consentito di salire su un bus Amt, fermo a poca distanza dalla fermata.
Come pure lamentavo che molto spesso il trattamento riservato a noi utenti lasci alquanto a desiderare (chi di noi non si è visto chiudere in faccia le porte del bus per averlo raggiunto, magari di corsa, con un attimo di ritardo, senza remissione?).
Il caso segnalato dal sig. Frisiani - un autista fu denunciato dalla persona che aveva fatto salire fuori fermata perché, cadendo, aveva riportato danni fisici - mi sembra più unico che raro.
Non capita spesso che si venga denunciati per aver cercato comunque di aiutare chi ne ha bisogno.
Quindi non mi pare che il concetto esposto nella mia lettera ne soffra.
Tra i valori di base di un consorzio umano desiderabile - parlo quindi in linea generale non limitandomi al servizio Amt - non può non primeggiare quello del rispetto, della disponibilità, della benevolenza nei confronti del prossimo, specie quando si tratti di persone con dei limiti fisici. Anche nel caso che i conseguenti comportamenti possano non rispondere al 100% della lettera delle disposizioni e/o convenzioni vigenti o espongano a qualche remoto rischio.
Almeno, questo è il mio convincimento.


D’accordo, in fondo è il tipo di civiltà arida di valori morali e di sentimenti che ci ritroviamo a indurci ad essere indifferenti, quando non scontrosi, verso chi ci circonda.
Ma se ognuno di noi, nel proprio piccolo, si convincesse a riassumere comportamenti più virtuosi, più umani, qualcosa potrebbe cominciare a cambiare. E tutti, penso, ne finiremmo gratificati.
Cordialmente.

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