La bomba è stata messa per uccidere il maggior numero di persone: esplosa al mattino, allora di punta, alla fermata dellautobus più frequentata di Tripoli, città costiera a nord di Beirut. La deflagrazione ha ucciso 17 persone, tra cui nove soldati. Non cè rivendicazione.
Proprio ieri, il presidente libanese, Michel Suleiman, è arrivato a Damasco per uno storico incontro con il rais Bashar el Assad. Storico perché dal 2005, da quando lex premier libanese Rafiq Hariri saltò in aria a Beirut, nessun presidente libanese è stato in Siria. Damasco è stata accusata da più parti dessere complice nella strage del 2005, in seguito alla quale lallora opposizione, oggi maggioranza anti-siriana, organizzò manifestazioni di massa che portarono al ritiro delle truppe siriane dal Paese e diedero un duro colpo allegemonia di Damasco sul piccolo Libano.
Suleiman è andato da Assad con un grosso dossier. In seguito alla mediazione del presidente francese Nicolas Sarkozy, che mettendo fine a mesi disolamento del regime sarà in Siria a settembre, i due Paesi hanno annunciato lapertura di ambasciate nelle rispettive capitali (mancano da 60 anni). I due leader discutono anche la questione della demarcazione dei porosi confini, attraverso cui passano armi e uomini con troppa facilità, e dei detenuti libanesi spariti nelle carceri siriane. Lombra dellattentato offusca la visita. Il Libano, dal 2005, ha visto una serie di attacchi che hanno prevalentemente preso di mira personalità anti siriane e la maggioranza ha sempre accusato Damasco di essere allorigine delle stragi. I politici vicini al premier Fouad Siniora vedono anche in questo caso la Siria dietro lazione. Il regime di Assad la condanna.
Membri della maggioranza libanese notano come alla vigilia di ogni evento importante, come la visita di ieri, si verifichi spesso un attentato destabilizzante. Jawad Boulos, del blocco di Hariri, ha detto alla radio: «Lesplosione di Tripoli è un messaggio per Suleiman». Nonostante i segnali di amicizia, per gli anti siriani lesplosione serve a ricordare a Beirut che Damasco rimane in carica nel vicino Libano.
Il generale Suleiman, oltre a essere il presidente, è anche lex capo dellesercito e la bomba aveva come obiettivo i soldati. Tripoli è la città dei conflitti settari, luogo perfetto per un attentato. Qui, 22 persone sono morte nei mesi scorsi in lotte tra alawiti vicini a Hezbollah, alleato di Damasco, e i sunniti pro maggioranza. Nel vuoto di potere, sullonda degli scontri di giugno a Beirut tra il Partito di Dio e i sunniti, si sono risvegliati nella città i fondamentalisti salafiti, dice al Giornale lanalista libanese Michael Young, del quotidiano Daily Star, secondo il quale Damasco è dietro allattacco: «La strategia siriana - ha detto - è quella di far ricadere le colpe sui fondamentalisti, una minoranza, e di rimando sulla comunità sunnita creando così divisioni e violenze per mettere in imbarazzo il governo».
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